Elsa al rogo (perché dice le cose che pensa Monti)
Da uomo della Provvidenza a uomo del compromesso old style. I tempi sono rapidamente cambiati, nulla è come quattro mesi fa, o giù di lì, la luna di miele è finita, il miracolo non c’è stato e si è dileguato il massiccio supporto mediatico (nazionale e internazionale) della prima fase del governo. La Fornero non l’ha capito, Monti sì. E perciò tra i due si è alzata la tensione. Le parole della “ministra”, «se il Parlamento non approva la riforma del lavoro, il governo va a casa», anche se rispecchiavano il pensiero del premier, non andavano dette. Non è il momento della spavalderia né degli aut aut, si rischia davvero di fare le valigie e i tecnici, dopo aver assaporato la notorietà, non ne vogliono sapere di essere sfrattati. Meglio ricucire con i partiti e con gli industriali, magari sacrificando proprio Elsa che, da un bel po’, si è esposta di più rispetto agli altri membri dell’esecutivo. La favola potrebbe non essere a lieto fine, è lei che sarebbe destinata al sacrificio, sull’altare del tecnicismo. È l’accademica bocciata prima per le lacrime e poi per la durezza dei suoi atteggiamenti. E soprattutto per aver parlato con troppa superficialità. Con una beffa. A fine marzo Monti in persona disse: «Se il Paese non è pronto il governo potrebbe non restare». Pressappoco lo stesso concetto espresso dalla Fornero. Ma due settimane in politica sono un’eternità