Landolfi: «Al mio processo si riderà, è una farsa»
«Al processo si riderà. È una vicenda farsesca, banale, paesana. È un’inchiesta in cui per la prima volta si ritiene penalmente rilevante il nulla». Mario Landolfi è incredulo ma non perde l’ironia alla notizia del rinvio a giudizio con le accuse di corruzione e truffa con l’aggravante di aver favorito un clan camorristico. Per farla breve il parlamentare del Pdl, già presidente della commissione di Vigilanza Rai e ministro delle Comunicazioni, avrebbe indotto un consigliere comunale di Mondragone a dimettersi per evitare lo scioglimento del Consiglio offrendogli in cambio un posto nella futura Giunta e un contratto di lavoro per la moglie all’interno del consorzio Eco4.
Dal 9 luglio dovrà affrontare il processo. Se lo aspettava?
Assolutamente no, soprattutto dopo un’udienza preliminare durata cinque anni, durante la quale ho fatto di tutto per collaborare con i giudici. Mi sono sottoposto spontaneamente all’interrogatorio per far acquisire agli inquirenti il contenuto delle telefonate, il cui utilizzo è stato inibito dalla Camera.
Non ha usufruito delle prerogative parlamentari?
Non solo, ma ho pubblicato sul mio profilo Facebook e inviato a tutti i siti più cliccati sulla rete il contenuto delle telefonate. Chiunque può farsi un’idea dell’inchiesta e della mia estraneità.
Lei parla di farsa…
È una vicenda grottesca e banale che ho appreso dalle carte: con una grande dose di fantasia il Comune di Mondragone è stato inserito nel filone di inchiesta che riguarda il consorzio Eco4. Un inserimento confezionato su misura per me.
Addirittura?
Per uno come me che fa politica da trent’anni in quel territorio, come consigliere comunale, dirigente, parlamentare e ministro, questa è un’evidente operazione per incastrarmi. Almeno, dico, mi avessero accusato di golpe, di qualcosa di “serio”, ho un certo pédigree politico che meritava qualcosa di più…
Qualcuno le vuole male?
Penso che ci sia un pregiudizio negativo da parte di alcuni settori della magistratura napoletana verso il centrodestra. La Procura fa benissimo a indagare, non si chiedono franchigie, però lo faccia con il codice alla mano che in questo caso è stato stuprato. Ho spiegato al pm e al giudice che il consigliere, anche se non si fosse dimesso, non avrebbe causato lo scioglimento del Consiglio comunale perché si sarebbe costituita una maggioranza di 11 contro 10 e per far cadere il sindaco tutti gli undici avrebbero dovuto dimettersi contestualmente davanti a un notaio.
Lei ha chiarito tutto…
L’ipotesi accusatoria è inverosimile, farraginosa, non resiste al buon senso. C’è solo un polverone che viene agitato non so dire per quale motivo. Forse per coprire altro. Non so spiegarmelo…Gli stessi titolari del consorzio, i protagonisti della vicenda e gli investigatori hanno escluso la mia partecipazione all’assunzione della moglie del consigliere. Esiste un’informativa congiunta di carabinieri e Guardia di Finanza dalla quale si evince con chiarezza che la signora, che nemmeno conosco, non fu assunta grazie a me. Ma forse né il Pm né il Gup l’hanno letta.
Si sente perseguitato?
C’è la volontà di tenermi in ostaggio rispetto a una vicenda che poggia sul nulla, quando succede ci si sente sotto scacco. Mi sono persino opposto al rinvio alla Corte costituzionale degli atti perché non ho nulla da nascondere e non voglio temporeggiare. La verità è che lo stato della giustizia italiana fa paura, io posso difendermi, ma il povero cittadino da chi va a piangere?