Matteoli: «Basta andare in tv, torniamo tra la gente»
«Bisogna smetterla di appoggiare acriticamente questo governo. I nostri elettori non lo gradiscono e in più porta al fatto che non si riesce a fare una proposta politica». Altero Matteoli del risultato dei ballottaggi dice che era «abbastanza scontato», ma anche che «Bersani dice che ha vinto e francamente non mi va». «A vincere – sottolinea – sono stati solo Grillo e l’astensionismo. Per il resto c’è stato chi ha perso di meno e chi di più, come noi. Questa è la realtà». Quindi, l’ex ministro delle Infrastrutture, al suo partito torna a chiedere «un cambio di registro». «Come si fa – dice – a stabilire una linea politica a favore delle imprese e delle famiglie se poi contemporaneamente votiamo misure che penalizzano le imprese e le famiglie?».
Appunto, come si fa?
Non si fa, non siamo credibili. Quindi, bisogna smetterla di votare acriticamente i provvedimenti di questo governo e rilanciare quelli che sono i nostri punti di riferimento politici, famiglia e impresa su tutti. Sono quelli che ci hanno fatto vincere in passato e sono ancora validi.
Non crede che il Pdl debba rivedere anche qualcosa dal punto di vista organizzativo?
I partiti hanno sempre bisogno di organizzarsi a seconda di quello che accade. Se non si fa, se ne pagano le conseguenze. L’insegnamento che arriva da questo voto è che dobbiamo tornare sul territorio, dove siamo troppo litigiosi. In alcuni Comuni il Pdl si è diviso in quattro, cinque candidature. Bisogna recuperare il rapporto con la gente, spiegare quello che abbiamo fatto e vogliamo fare. Non si governa attraverso internet o i comunicati stampa, bisogna scendere tra le persone. Nel 2008 abbiamo vinto caricando il nostro elettorato di speranze, poi c’è stata la crisi economica e finanziaria e abbiamo cercato di non mettere nuove tasse. Ma questo come lo abbiamo spiegato? È stato annunciato. Invece, andava spiegato bene. Come leader abbiamo un uomo che ha fatto la sua fortuna grazie alla comunicazione, ma poi siamo stati scarsi proprio su quel fronte. Anche in tv bisogna avere la capacità di essere propositivi. Io proibirei ai dirigenti di andare in quelle trasmissioni che diventano pollai, in cui ci invitano solo a condizione che poi ci becchiamo tra di noi.
Perché il Pdl si è rivelato così litigioso?
Perché per stare tutti insieme servono una linea politica strategica e un programma condiviso, ma anche regole che vanno rispettate da tutti.
A proposito di linea strategica e regole, secondo lei serve il congresso?
Io il congresso lo immagino subito dopo le politiche, non in questa situazione, a sei, sette mesi dal voto. I congressi non sono una iattura per i partiti, non è che se si fa mi scandalizza, dico solo che in una fase come questa rischia di degenerare in un “è colpa tua, è colpa sua”. Questo non lo possiamo permettere, le decisioni le abbiamo prese tutti insieme e i meriti e le colpe sono di tutti.
Di cambiare nome cosa ne pensa?
Di per sé non mi entusiama, ma se c’è un cambiamento del progetto va bene anche il cambiamento del nome. Comunque c’è da dire che anche nei momenti in cui si vinceva Berlusconi ha sempre detto che questo nome era incolore, è tanto che ci rimugina su. Quando arriverà una proposta la valuteremo, vedremo se sarà condivisa, altrimenti avremo la possibilità di farne una alternativa, ma prima bisogna conoscerla.
Di ipotesi di nuovi progetti ne circolano tante, dall’unione dei moderati allo spacchettamento del Pdl…
Lo spacchettamento è un argomento che non mi interessa, io ho fatto la scelta di stare nel Pdl, non ho nessuna voglia di dar vita ad altri movimenti, non parteciperei mai a qualcosa di diverso.
Mi riferivo all’ipotesi di spacchettamento pilotato tra “duri” e “morbidi” del partito, quella che secondo alcuni giornali discenderebbe direttamente da Berlusconi…
Ma quella è una sciocchezza, che voglio credere che nessuno abbia ipotizzato. Anche perché in politica non si pilota niente. Le macchine si pilotano.
Veniamo ai moderati. Bisogna farla o no questa unione?
Bisogna farla, sì. Bisogna smetterla di annunciarla e farla. Si apra un tavolo e chi ci viene ci viene. Basta col dire che bisogna mettere insieme i moderati, ora bisogna metterli insieme davvero. Avviamo le consultazioni, vediamo se ci sono i margini.
Che ci può dire della grande novità politica annunciata da Alfano?
Che non la conosco, quindi non posso commentarla. Ma mi fa piacere che da parte del segretario del partito ci sia un’iniziativa forte, anche io ho in testa una proposta, aspetto che lui, come è giusto, ci presenti la sua e poi ci confronteremo.
E cosa prevede questa sua proposta?
Se ancora non l’ho fatta al partito non posso spiegarla ai giornali, mi parrebbe di cattivo gusto.