Moderati riuniti. Si comincia da Genova
Scelta sofferta frutto di un acceso confronto interno tra i vertici pidiellini della città, ma l’unica possibile e coerente. Nella Genova rossa e operaia il Pdl escluso dal ballottaggio ha deciso di appoggiare il candidato centrista Enrico Musso, in alternativa al campione della sinistra estrema: il professore Marco Doria, vendoliano di ferro, che ha sbaragliato la concorrenza imponendosi alle primarie contro il sindaco uscente del Pd. Per ora è un appello agli astenuti del centrodestra per non consegnare la città ai pasdaran dei centri sociali e a don Gallo. Poi si vedrà. Certo è che dopo il funerale del terzo polo celebrato da Casini la mano tesa al candidato dell’Udc, «anche se non si è comportato bene con il partito di Berlusconi da cui proviene», assume un significato extra-territoriale. «La sconfitta elettorale ci impone di superare rancori e amarezze passate per unire le forze e recuperare gli elettori delusi con una proposta seria e alternativa alla sinistra». Parola di Eugenio Minasso, vice-coordinatore regionale del Pdl.
È un appello al male minore o un apparentamento doc?
Questo lo deciderà il coordinamento provinciale, ma, al di là delle formule, si tratta di una scelta di responsabilità e di coerenza: Genova rappresenta più della metà degli abitanti della Liguria non si può stare alla finestra. A prescindere, ripeto, dal comportamento irritante, o per lo meno poco riconoscente, di Musso.
Ancora vi brucia?
Beh, ricordo, en passant, che da professore universitario, estraneo alla politica, cinque anni fa venne candidato da Berlusconi ottenendo il 46 per cento dei voti e che poi è stato piazzato come numero uno nella lista al Senato e quindi automaticamente eletto. Dopo poco tempo si è sfilato dal Pdl, in occasione del voto sul processo breve, per passare con gli indipendenti e poi con il terzo polo di Casini.
Ed è arrivato al ballottaggio superando il vostro candidato. Si aspettava una simile Caporetto del centrodestra che si è fermato al 9 per cento?
La scelta di Vinai è stata totalmente sbagliata, non è un mistero che io la pensassi diversamente e avessi individuato un altro candidato con un profilo molto diverso: un manager giovane, non di apparato, conosciuto e radicato. Nella città dove è nato Grillo e il movimento dell’anticasta è stato un autogol puntare su un uomo espressione della politica, con il suo passato da funzionario dc, segretario dell’Anci, vicepresidente della Fondazione Carige.
Gli elettori non hanno apprezzato…
Non c’è dubbio, come sostiene Alfano, che il forte astensionismo registrato provenga dalle nostre file. Diciamola tutta: Pierluigi Vinai è stato imposto da Scajola che è di Imperia e molti genovesi devono aver pensato “se lo voti lui…” e sono rimasti a casa. È stata un’occasione mancata che deve servire da lezione. Si deve cambiare passo, non resta che far capire al polo di centro mai nato e ai suoi leader che oggi più che mai è tempo di mettere insieme i moderati italiani per contrastare la saldatura tra la sinistra ufficiale e quella radicale che galoppa il vento della protesta.
E appoggiare l’amico-nemico del terzo polo…
Musso rappresenta un’area liberale di centrodestra mentre Doria esprime l’estrema sinistra, il gruppo di don Gallo e la galassia dei centri sociali che sono il suo vero punto di forza. Se vince per Genova sarà il collasso, il suo programma tutto ideologico lo dimostra: ha già annunciato il no alla Gronda autostradale, che è come dire a Roma “no al Raccordo anulare”, il no al Terzo valico, che è più strategico della Tav. Ha persino detto che se di notte il porto fa rumore lo farà chiudere.
Per la salute dei cittadini…
Una follia. Non stiamo parlando di un porticciolo, è come chiudere, che so, il porto di Marsiglia di notte quando lavora di più.
Dica la verità, vincere è una “mission impossible”?
Certo la situazione è difficile, ma non sarà una passeggiata nemmeno per Doria che avrebbe dovuto fare il pieno al primo turno. Dietro le dichiarazioni ufficiali del Pd si nasconde una forte insofferenza, l’ordine è “votatelo turandovi il naso”.
Al di là del risultato, Genova può rappresentare il cantiere per la costruzione di nuove alleanze?
Penso di sì, anche se è il posto più difficile d’Italia per ospitare il laboratorio del nuovo fronte moderato. È la città più rossa d’Italia dove trent’anni fa sono nate le Br, è la città che nel 1960 mobilitò portuali, operai e partigiani contro la celebrazione del congresso missino.
Come finirà con Casini?
Che sia una federazione o una nuova formazione politica, la strada è quella di riunire Pdl, Udc, Fli, Api e Lega in un rassemblement credibile per possa convincere il partito del non voto che il centrodestra è in grado di costruire un’offerta politica seria.
Anche con la Lega?
Penso di sì, ma è una mia personale opinione. La prospettiva è quella di un fronte comune che si presenti agli elettori con un unico candidato. Ma niente più fusioni a freddo perché è necessario un tempo di lievitazione, come facciamo a Genova con la focaccia, altrimenti diventa una schiacciata… Potremmo anche passare per un periodo di opposizione, le elezioni si possono perdere, purché in modo dignitoso e con percentuali dignitose per ripartire da lì.