Gasparri: a Monti diciamo «non accettiamo diktat»
«Se era tanto urgente perché non hanno varato un decreto?». È Maurizio Gasparri a chiarire che sulla riforma del lavoro il Pdl «è disponibile a discutere i tempi, ma non ad accettare diktat». Sullo sfondo c’è il Consiglio europeo che si terrà il 28 giugno e a cui Monti vorrebbe presentarsi con il disegno di legge già approvato. «Le prossime due settimane sono cruciali», ha detto il premier, riferendosi soprattutto all’appuntamento di Bruxelles. Ma a rendere «cruciali» i prossimi giorni non c’è solo il ddl Fornero, in discussione alla Camera. Al Senato arrivano altre misure “sensibili” e rispetto alle quali il Pdl ha già ribadito che il tempo dell’appoggio incondizionato si è esaurito, dal ddl anti-corruzione alla responsabilità civile dei giudici, fino alle riforme costituzionali con l’emendamento sul presidenzialismo presentato dal partito. «Sì, questa è una settimana molto importante», conferma Gasparri.
Non accettare diktat significa che il Pdl potrebbe non votare una eventuale fiducia al ddl lavoro?
Significa che ci sono misure di cui vogliamo discutere. Per quello che abbiamo potuto, abbiamo già corretto la riforma, ma credo che si possa e si debba introdurre un miglioramento della flessibilità in entrata, che si debba agire sugli esodati e sulla detassazione del salario di produttività. Per noi sono interventi necessari. Ora leggo sui giornali che il governo vuole fare in fretta, se è così lo dica formalmente perché in conferenza dei capigruppo il ministro Giarda questa richiesta non l’ha fatta.
E se la richiesta venisse formalizzata?
Noi porremo chiaramente queste questioni. Ma la palla sta al governo. Parli, chieda, dica e valuteremo. Un dato è certo: non ci risultava che il ddl lavoro fosse decisivo per il Consiglio europeo.
Lei non considera il vertice cruciale?
Noi siamo molto attenti all’esito di quel confronto, tant’è che abbiamo presentato delle mozioni di indirizzo, ma ora vogliamo capire cosa chiede il governo. Sulla riforma del lavoro noi eravamo per il decreto, perché ci sarebbe stato un vincolo di tempo e avrebbe evitato quelle trattative che hanno annacquato il provvedimento. Il decreto non è stato fatto, ma ora scopriamo che approvare il testo è urgentissimo. Non lo sapevano che c’era il Consiglio? Allora mi domando: questo decreto perché non è stato fatto? Chi si è opposto?
Chi si è opposto?
Tutta la sinistra. Politica, sindacale, istituzionale. E ora ci chiedono di convertire il testo alla Camera quasi senza leggerlo.
L’approvazione è davvero così urgente?
Penso che sia più un problema di immagine che di sostanza. Comunque, è l’ennesima prova del pressapochismo di questo governo. E anche delle contraddizioni di chi si oppone al presidenzialismo. Dicono no alla nostra proposta accampando la difesa del parlamentarismo, quando poi il Parlamento è espropriato del proprio ruolo. Siamo alla difesa della Repubblica parlamentare teorica, la Repubblica timbratrice. Allora meglio il presidenzialismo, che ridefinisce i poteri non annullando quelli del Parlamento ma dando maggiore autorevolezza al governo.
Che aspettative avete rispetto al vostro emendamento?
Noi ci metteremo tutto l’impegno per farlo passare. Lo reputiamo molto importante e ci auguriamo la giusta attenzione da parte di tutti. È una misura di grande significato, ed è il momento della verità per capire quale sia la reale volontà di superare i meccanismi che rallentano le scelte. La proposta c’è, noi l’abbiamo messa in campo, ora ci aspettiamo una discussione seria contestualmente a quella sulle altre riforme indispensabili.
Al Senato ci sono anche il ddl anti-corruzione e la responsabilità civile dei giudici. Cicchitto ha detto che se non cambia l’uno e se si tocca l’altro il Pdl non vota la fiducia.
E io confermo che una norma pro-Penati non sono disposto a votarla. Anche qui, staremo a vedere come va.
Lei ha detto che il Pdl sostiene il governo anche se «è stato al di sotto delle aspettative» e che però volete «scrivere insieme l’agenda». Le sembra che questa disponibilità ci sia?
Non sempre. Domani (oggi, ndr) il ministro Fornero verrà a riferire sugli esodati, un caso che dimostra come a volte ci sia stato un eccesso di disinvoltura, quasi di arroganza. Sono stati commessi errori che si potevano e dovevano evitare. Gli stessi esponenti del governo ammettono la loro mancanza di esperienza sul piano dell’azione parlamentare. Anche in economia continuano a esserci grossi problemi. Noi ci abbiamo messo molto buon senso, ma il governo non può pensare di avere forza solo dalla nostra disponibilità, deve trovare una forza maggiore anche nei suoi esponenti, noi non possiamo accettare qualsiasi cosa. Abbiamo molte cose da dire e da fare e direi che è necessario che l’esecutivo verifichi meglio i propri passi.
Cosa si aspetta dal vertice del 28?
Che prenda decisioni utili per l’Europa e l’Italia, dagli Eurobond alla Golden rule alla possibilità di liberare gli investimenti per le infrastrutture. Mi aspetto misure per la crescita. L’Europa non può avere i conti allineati al principio del rigore e poi morire perché non c’è crescita. Non conviene neanche alla Germania.
Monti quanto può incidere sull’Ue?
A livello internazionale è un uomo molto conosciuto, ha avuto una buona accoglienza. Nell’interesse di tutti, mi auguro che riesca a incidere molto.
Dopo il vertice, nella politica interna cambierà qualcosa?
Noi non abbiamo intenzione di intaccare la forza del governo. Va a rappresentare l’Italia e vogliamo che sia forte, autorevole, in grado di far sentire e pesare la voce del nostro Paese. Poi vedremo, ma alcune valutazioni andranno fatte.