L’alleanza inedita che spacca il fronte moderato
L’ipotesi del voto anticipato in autunno ha movimentato, e non poco, il quadro politico italiano. C’è Silvio Berlusconi tentato da una ridiscesa in campo, c’è Nichi Vendola che si augura la fine immediata del governo Monti, c’è uno scontro interno nel Pd che potrebbe preludere a una rivoluzione della classe dirigente e c’è, soprattutto, un loquace Pierferdinando Casini che ha ritrovato la parola dopo il cupo silenzio seguito alle ultime amministrative. E proprio lui ha gettato nella stagnante politica al tempo dei tecnici un vero e proprio macigno: prima in un’intervista al Corriere e poi in un intervento alla direzione nazionale dell’Udc Casini ha scoperto le carte: è il momento, ha detto, di un’alleanza tra progressisti e moderati per affrontare l’emergenza. Quanto al Pdl, secondo Casini. Berlusconi vuole portarlo verso posizioni populiste incompatibili con la linea adottata da Monti e con l’idea che l’Italia debba restare nell’eurozona. Bersani ha accolto la mossa di Casini a braccia aperte: «Un passo importante», ha commentato. «Il problema – aggiunge – è quello di costruire un patto tra le forze riformiste e democratico-costituzionali». Appalusi anche dai finiani: «Muoviamoci subito in questa direzione», esorta Benedetto Della Vedova.
E il Pdl, che vede in questo modo tramontare l’ipotesi di un rassemblement dei moderati, accusa Casini di avere scelto uno slittamento a sinistra che proprio i suoi elettori per primi non capiranno. Che diranno i cattolici di questa strategia? E come farà l’Udc a portare avanti un patto programmatico con l’Idv e Sel? Lo “snaturamento”, dunque, avrà un suo prezzo, con l’asse moderati-progressisti al centro tra due fuochi: quello del Pdl da destra e sul fronte opposto quello della sinistra radicale. «Rifanno il centrosinistra classico, con Casini al posto di Prodi», sentenzia Fabrizio Cicchitto. «Vogliono farsi annettere dai progressisti», commenta Altero Matteoli. Intanto il Pdl si tiene ben stretto il suo primato di partito più grande tra quelli aderenti al Ppe: «Senza di noi – rileva Mariastella Gelmini – la prospettiva del popolarismo europeo non farà passi avanti». Ma c’è anche chi legge il passo avanti di Casini come un inedito favore al Pdl, in un’ottica tutta democristiana quale quella mai rinnegata da Gianfranco Rotondi.
Lei lo definirebbe un aiuto?
È un aiuto perché intorno a Berlusconi e ad Alfano era tutto un volo di colombe che facevano dipendere il futuro e la vittoria del Pdl dalle decisioni di Casini. Ora Casini ha deciso e sta con la sinistra. Da questo momento il futuro del Pdl torna a dipendere solo da noi.
Ora il Pdl deve allearsi giocoforza con la Lega…
Io penso che il Pdl debba mettere in campo soprattutto una proposta politica. Le alleanze sono una conseguenza di quello che uno vuole fare. Dov’è l’equivoco nel quale navighiamo da alcuni mesi?
Già. Dov’è?
Monti ha una maggioranza di centrosinistra, perché per me il Pdl è un partito di centro. Può fare un’alleanza a destra, e per me la destra è la Lega, o può fare un’alleanza con il Pd. La Dc ha fatto alleanze di tutti i tipi finché è stata capace di farle ed è persino sopravvissuta finché ha saputo farle. Io non demonizzo l’attuale maggioranza ma noi l’alleanza non l’abbiamo mica fatta. Noi ci siamo trovati in un’alleanza a sostegno di un governo che ha contenuti opposti ai nostri. Lo potevamo fare, perdendo metà dei nostri consensi, ma con il paracadute di un patto: cioè la stessa alleanza poi si presenta alle amministrative e poi alle politiche. Invece qui l’alleanza la fanno solo Pd e Udc e il bidone resta tutto a noi.
Dunque lei è del partito del voto subito…
Ogni giorno che ci separa dal voto è un giorno perso per l’Italia, perché i mercati premiano un paese che fa riforme strutturali e un paese può fare riforme strutturali solo in base a un mandato elettorale. Poi, per me, si doveva votare molto prima: questo governo è suddito delle banche e della Germania.
L’ultima esternazione di Berlusconi non ha pesato in nulla nel far accelerare Casini verso il Pd?
Io sono un democrsitiano dagli ascolti larghissimi e so che l’accordo tra Casini e Bersani non risale a qualche giorno fa ma a settimane fa. Berlusconi non c’entra o meglio c’entra solo perché suscita la vendetta dorotea di Casini che lava col sangue l’esclusione dal Pdl di quattro anni fa…
Veramente è Casini che ha detto di no al Pdl, non il contrario.
Ma Casini pensa che Berlusconi abbia inventato il Pdl per cacciare lui.
Nel Pdl si dice che c’è una divisione tra alfaniani e berlusconiani. Lei ha qualche preferenza in merito?
Separare Berlusconi da Alfano è come mettere in discussione la Santissima Trinità. Berlusconi è il padre, Alfano il figlio e Gianni Letta lo Spirito Santo.
Ma il Pdl le primarie le deve fare o no?
Le può pure fare.
Con Berlusconi candidato contro Alfano?
I nostri vecchi ci insegnavano che Roma è piena di colli importanti. Se il Pdl vince ci sarà gloria per tutti.
Berlusconi al Quirinale e Alfano a Palazzo Chigi. E in Campidoglio?
Il Campidoglio è già ottimamente occupato.