Storace: «Sapevo che avrei incontrato giudici sereni. Prima o poi»
Sul suo blog ha scritto: «È dal 2005 che mi porto addosso la croce chiamata Laziogate». Ma, ora che il Pg della Corte di appello di Roma ne ha chiesto l’assoluzione perché «il fatto non sussiste», Francesco Storace è chiaramente intenzionato a non cedere ai risentimenti, nonostante quella vicenda gli sia costata la sconfitta alle regionali, le dimissioni da ministro della Salute, molti motivi di amarezza e due anni con il marchio di condannato: nel 2010 la sentenza di primo grado lo aveva dichiarato colpevole, stabilendo una pena di un anno e mezzo di detenzione. «Quando Francesco Storace era ministro del mio governo ricevette un’accusa a mio parere ingiusta. Gli consigliai di restare in carica, ma nel rispetto del suo ruolo istituzionale preferì dimettersi. Oggi finalmente si intravede la verità e dopo ben sei anni dall’accusa comincia a profilarsi un’assoluzione», è stato il commento di Silvio Berlusconi. «Mi aspettavo la richiesta di assoluzione? Mi aspettavo di incontrare, prima o poi, un giudice sereno», sottolinea dal canto suo Storace.
Come vive questo momento?
Aspetto con serenità la sentenza. Non voglio dar vita a un botta e risposta, a ritorsioni. Io dico che bisogna sempre attendere che la giustizia faccia il suo corso. Poi uno ci può rimanere male quando vede l’ombra delle persecuzione, ma non bisogna estremizzare il conflitto. Ci può essere anche un magistrato che sbaglia in primo grado…
Ma questa vicenda le ha creato problemi da molto prima della condanna in primo grado.
Non c’è dubbio. È esplosa a quindici giorni dal voto e io ci ho perso la campagna elettorale delle regionali, poi fui costretto a dimettermi da ministro quando appresi da un giornale, e non dalla notifica di un avviso di garanzia, che si stava indagando sull’ipotesi di un’azione di spionaggio, ordita su mia commissione, ai danni di Piero Marrazzo e Alessandra Mussolini.
Quanto ha inciso questa vicenda nel suo rapporto con la giustizia?
Per me l’istituzione giustizia ha un valore, per questo rimasi deluso in primo grado. Ma resto convinto che il dovere di un cittadino sia rispondere alle accuse che gli vengono mosse, quando gli vengono mosse. Io mi sono difeso nel processo, non dal processo.
Il tema della responsabilità civile dei magistrati è di strettissima attualità. Pensa che la norma in discussione al Senato possa evitare il ripetersi di casi come il suo?
No, guardi, penso che sarebbe di pessimo gusto se io ne parlassi proprio oggi. Comunque, a me quello che ha fatto più male non è stato il comportamento di questo o quel magistrato, sono state le speculazioni di certa politica. Mi fece molto male l’ostracismo interno al mio partito di allora, An. E non dimenticherò mai cosa fu capace di dire la Mussolini quando arrivò la condanna: che tanto non sarei andato in galera, come invece meritavo. Mi chiedo quale sia il suo giudizio oggi. Ecco, a me ha fatto male la politica non la giustizia.
Ovvero, la politica ha la responsabilità di speculare sulle ingerenze della magistratura che pure denuncia come un male della nostra democrazia?
La politica ha la responsabilità di essere stata assente sulla riforma della giustizia, per questo poi non può lamentarsi.