Forza Ppe, superiamo i complessi e le paure
Santiago Fisas Ayxela, esponente di spicco del partito popolare spagnolo, membro del Ppe, già ministro durante il governo di Aznar si getta con entusiasmo nel dibattito sul popolarismo europeo inaugurato su queste colonne. Lo raggiungiamo a Fiesole, dove si è appena conclusa la convention dei vertici del Ppe. «Anche crisi gravi come queste sono utili se servono a fare un esame di coscienza», ci dice.
Lei è sempre stato un entusiasta propugnatore dell’economia sociale di mercato, lezione fondante del popolarismo europeo. Ma è toccato ad altri, come alla Merkel, riscoprire l’Europa dei popoli e lanciare strali ai mercati. E il Ppe?
Il Ppe è il gruppo più numeroso nel Parlamento europeo e questo a volte più che essere un vantaggio ci ha frenati. Consideriamo che la politica dei centrodestra europei, al governo in questi anni di crisi, è stata penalizzata: ci vuole del tempo per far recepire le politiche di rigore e sacrifici. Le persone non sono contente. Le difficoltà del centrodestra nei rispettivi Paesi si è riversata sul Pp,e inevitabilmente.
Troppe sensibilità diverse al suo interno?
Sicuramente. È stato difficile parlare con voce unica e forte. Ora che tutti, anche i partiti più liberisti del nord Europa riscoprono l’esigenza di un’economia più solidale, è il momento di superare i complessi che ci hanno frenato. Siamo stati più attenti a rispettare gli equilibri interni che a fare politica.
Parla di complessi?
Sì, abbiamo avuto paura di rivendicare i nostri valori di sempre, quelli del popolarismo delle origini, che tra l’altro sono il fondamento della costruzione europea.
Lei crede in una “scossa” del Ppe? E su quali basi?
Sono ottimista, perché la strada è quella giusta: tornare al popolarismo delle origini. Il Ppe in questo momento è l’unico che può portare avanti i principi di un’economia sociale attenta al mercato ma soprattutto alle ragioni dei popoli, alla solidarietà, con meccanismi di controllo sulla finanza e sulle banche. Il Ppe è l’unico che può ripensare il popolarismo, dopo il fallimento del socialismo.
Cosa la rende così fiducioso?
Il centrodestra è l’unico che può applicare l’equilibrio tra spesa e austerità, partendo anche dai suoi errori.
Quali errori avete fatto?
Abbiamo pensato troppo, anche noi, all’Europa come comunità economica e monetaria nel periodo in cui c’era maggiore benessere e la crisi era molto di là da venire. Abbiamo pensato più al mercato che ai valori. È stato un errore grave a cui dobbiamo rimedare subito, uscendo da un senso di rilassatezza che ha prevalso e tornando a un senso più austero della vita. l fallimento del socialismo insegnano. I socialisti sono molto bravi a spendere i soldi. Zapatero era una persona simpaticissima ma aveva un difetto che in politica è deleterio, accontentare tutti.
Una “cicala”?
Esattamente. La Spagna in quegli anni ha speso moltissimo, più di quanto poteva consentirsi. I risultati si vedono. Questo accade un po’ in tutti i governi socialisti: spendere e scaricare ad altri le politiche di rigore quando le cose vanno male.
Il popolarismo europeo si può rivitalizzare a condizione che….
Riaffermando una cultura dello sforzo e della solidarietà con un grande impegno da parte di tutti. Dobbiamo diventare un po’ più “formiche”. È il momento giusto per un salto di qualità del Ppe, che può fare molto per l’Europa. Italia e Spagna insieme possono dare una grande spinta in senso solidarista. Insieme rappresentano il 25% del Pil europeo. Non è poco. La cosiddetta Europa del Sud può fare molto per la casa comune europea, erede di una grande tradizione culturale e sociale che nei momenti di difficoltà si rivelano l’arma vincente. In Spagna senza una rete di solidarietà tra le associazioni e le famiglie non saremmo qui….