La forza di Grillo? È come una lobby…

19 Set 2012 20:33 - di

Michele Di Salvo è un giovane editore napoletano. Lo scorso maggio ha scritto un e-book di 60 di pagine dal titolo “Chi e cosa c’è dietro Grillo e il M5S”. I download su Amazon sono stati oltre 6000, il testo ha cominciato a girare sul web e in molti hanno scritto all’autore, soprattutto ex grillini, raccontando fatti e retroscena. Un materiale che ha reso possibile una nuova edizione di quasi 300 pagine.

Di Salvo come sta andando la seconda edizione?

Dopo due settimane, tra i saggi di politica, il mio testo oscilla tra la prima e la seconda posizione in classifica.

Un piccolo caso editoriale, insomma. D’altra parte l’argomento tira, soprattutto dopo i recenti scoop che hanno fatto emergere la figura di Casaleggio come “deus ex machina” del M5S. Chi è questo signore?

Un tecnico della comunicazione, specializzato nella comunicazione web e nell’e-commerce. Ha un’esperienza notevole, perché ha cominciato negli anni ’80 e in una grossa azienda del gruppo Telecom. Un personaggio apparentemente eccentrico e misterioso, in realtà un abile comunicatore che sa che il “mistero” fa aumentare le proprie “quotazioni”.

Chi sono i soci di Casaleggio? Quali interessi ruotano intorno a lui?

La figura che spicca tra gli altri è Enrico Sassoon, grande vecchio della comunicazione istituzionale italiana. Un lobbysta della finanza e della grande industria: ha un’azienda/centro studi attraverso la quale “indica” le strategie ai suoi clienti, cui abbina la soluzione “comunicativa” del socio Casaleggio. È quello che portando i clienti, porta i soldi. Clienti grossi, come la Italcementi che si occupa di rifiuti e inceneritori. Inevitabilmente ne porta anche gli interessi. E qui sorge il problema di un paese industrializzato come il nostro, che però non ha una regolamentazione del lobbysmo.

Una pratica legittima in democrazia, purché esercitata in modo trasparente. Ma torniamo al M5S, fenomeno politicamente innovativo circa le modalità di aggregazione e di organizzazione: come funziona il “sistema Casaleggio”?

Innovativo in Italia: negli USA, ma non solo, la politica sul web ha ormai una sua storia. Comunque, quello che lei ha chiamato “sistema Casaleggio” è composto dal meetup, come piattaforma locale, da un unico contenitore di contenuti, il blog di Grillo, Twitter e Facebook: social network facilmente manipolabili in termini di numeri. La comunicazione è unidirezionale: nessun confronto, nessuna risposta, nessuna replica, modalità inconcepibile in altri paesi.

E i contenuti aggreganti?

Normalmente chi si candida propone temi ed idee, aprendo un confronto. Casaleggio, invece, “legge” i temi caldi della rete, li alimenta, li provoca, li studia semanticamente e li riduce a parole chiave. Su quelle costruisce dei “test” di opinione su altri siti: tzetze, cadoinpiedi, chiare lettere… Quando ha “aggregato” una massa critica di utenti su quel tema, esce la dichiarazione di Grillo, che puntualmente trascina tutto e fa da collettore. La percezione ultima è che “Grillo la pensa come noi” e “è il nostro megafono”.

La manipolazione dunque è forte. Paradossale se si pensa che M5S si presenta come paladino della democrazia e della trasparenza…

Sì, ma il paradosso vero è che esista un unico proprietario, ovvero Grillo, del logo e della denominazione della lista. Altro paradosso è quello di un partito che partecipa alle elezioni senza avere uno statuto che preveda organi interni, privo di organismi di garanzia e di un bilancio trasparente, come sancito dalla legge. Queste anomalie determinano fatalmente gli atteggiamenti a dir poco tirannici di Grillo e Casaleggio recentemente denunciati.

Non crede che la manipolazione e l’assenza di democrazia siano effetti più facilmente verificabili sul web piuttosto che in una sezione di partito?

La rete si presta ad una maggiore manipolazione: è implicito nello strumento, soprattutto se sai usare certi canali ed hai un team e risorse. Il metodo Condorcet scelto per le primarie interne grilline, i referendum on-line senza filtri per stabilire la linea politica, le piattaforme utilizzate, che consentono la creazione di falsi profili, servono a tale scopo.

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