Ugl, ecco i numeri veri. Li legga il “Corriere”…
Colpire l’Ugl per affondare Renata Polverini? A poche ore dalle dimissioni del governatore del Lazio le polemiche hanno coinvolto anche il sindacato di cui è stata leader. Da qualche giorno, ad esempio, è ricomparsa sul sito del Corriere una vecchia inchiesta di Report del 2008 che contestava all’allora leader dell’Ugl i numeri dei propri iscritti. Giovanni Centrella, attuale segretario del sindacato, proprio non ci sta. «Renata Polverini ha tanti meriti a partire da quello di aver tirato fuori l’Ugl dall’angolo. Non tocca a me difenderla, non ne ha bisogno, ma siccome la conosco, ribadisco che lei non ha alcuna responsabilità nell’affare Lazio. E poi, se i problemi riguardano la Regione, che cosa c’entra il nostro sindacato?»
Segretario, che senso ha ripubblicare quell’inchiesta?
Me lo chiedo anche io. Dico solo che il nostro sindacato ha oltre sessant’anni di vita e che se qualcuno, invece di fare libera demagogia, andasse a rivedere la nostra storia comprenderebbe come non solo ciò che sta dicendo non corrisponde al vero ma che con ciò sta offendendo tantissimi lavoratori che hanno fatto parte della Cisnal ieri e dell’Ugl oggi. Mi sembra scorretto, oltretutto, riportare fuori qualcosa che non è più attuale. Ho cercato di parlare con la giornalista che ha pubblicato il video, perché siamo pronti a confrontarci con i numeri su che cos’è la nostra confederazione.
Uno dei punti contestati alla Polverini in quell’inchiesta era la presunta mancata trasparenza.
Il nostro sindacato è presente in tutte le città d’Italia, così come in tutte le grandi e piccole vertenze. Se qualcuno, poi, ha voglia di andare a controllare i numeri può facilmente verificare se questo sindacato ha raggiunto la rappresentatività o no.
A proposito del numero degli iscritti. Quanti ne ha l’Ugl?
Rispetto ai numeri che circolavano nel 2008, ci siamo mantenuti sul milione e novecentomila iscritti.
Esiste un riscontro?
I numeri certificati dagli altri – ossia dall’Inps e dall’Aran – sono di dominio pubblico. E non corrispondono a quelli rilanciati da “Report”. Le faccio due esempi. Si è votato recentemente nel pubblico impiego e l’Aran ha certificato la nostra rappresentatività. Abbiamo superato la soglia del 5%, media voti-iscritti. Abbiamo raggiunto la quota in due comparti e così abbiamo ottenuto la rappresentatività confederale. Tutto questo dimostra che l’Ugl i numeri li ha.
A livello nazionale?
Non siamo la Cgil, non siamo la Cisl. Non ho problemi a dire che siamo sotto i numeri della Uil, ma siamo senza ombra di dubbio la quarta confederazione italiana. Se qualcuno vuole ulteriore conferma può andare a verificare i numeri delle elezioni che si stanno svolgendo in tutte le aziende private italiane, dove l’Ugl è presente e supera sempre la soglia del 10%. Oppure i numeri dei fondi pensioni integrativi, dove superiamo sempre il 20%.
Capitolo pensionati. Anche qui venivano contestati i vostri numeri.
L’Inps dichiara che abbiamo 220.129 pensionati iscritti, esclusi quelli dell’Inpdap e coloro i quali consegnano la tessera di iscrizione direttamente allo sportello. Questi sono molti di più rispetto ai 60mila che venivano riportati nel servizio in questione. In totale comunque abbiamo 443.121 pensionati iscritti.
Non è che tutta questa attenzione deriva dal fatto che avete iniziato a dare fastidio?
Abbiamo sempre dato fastidio. Questo sindacato ha dovuto subire anche la persecuzione dei suoi iscritti. Ricordo solo l’episodio di Bruno Labate, dipendente della Fiat, che fu preso dalle Brigate Rosse, legato ai cancelli dove gli tagliarono tutti i capelli. So solo che il sindacato è nato a destra e oggi si pone fuori dalla politica. Non ho problemi a dire che non rinnegherò mai le nostre radici, ne sono onorato.
Facciamo finta che nessuno conosca la storia del sindacato di destra. Ci può raccontare alcuni momenti importanti?
La rivolta popolare di Reggio Calabria guidata da Ciccio Franco, sindacalista della Cisnal, la lotta sulla “scala mobile”; la presa di posizione sulla politica delle case, la difesa dei lavoratori di Melfi con i “ventuno giorni”; la vertenza Alitalia. Per arrivare ai giorni nostri, con la battaglia contro la delocalizzazione delle aziende. E poi, se siamo stati sempre così piccoli, come mai così tante persone che vengono dal sindacato sono state elette con le preferenze, non nominate? A partire dai segretari generali, per passare all’eurodeputato Mauro Nobilia fino a Renata Polverini. Se siamo piccoli perché riusciamo a fare tutto questo?
Se Renata Polverini dovesse alla fine scegliere di tornare a fare sindacato?
Per rispondere a Maurizio Crozza dico che Renata Polverini non viene dal nulla e non è ritornata nel nulla. La Polverini è arrivata alla Regione Lazio da segretario dell’Ugl. E ritornare a fare sindacato non è mai una sconfitta. Una persona come lei sarebbe più che ben accetta. Ma non credo che sia questa l’idea che ha in testa.
Come mai Giovanni Floris, a differenza della Polverini, non la invita mai a “Ballarò”?
Ci sono andato mezza volta. Significa che a Floris non piaccio. Me ne farò una ragione.