Tutti contro la Biancofiore: «Provoca: per conto di chi?»
Utilizzare il “caso Fiorito” per cercare un improbabile regolamento di conti all’interno del Pdl. Ossia per cercare di riconquistare una centralità che alcuni “puristi” vedono smarrita, guarda caso, da quando è nato il Pdl. Non si spiega se non così la sparata di Michaela Biancofiore contro chi proviene da Alleanza nazionale avvenuta martedì sera in diretta televisiva. E che ha scatenato la reazione di Viviana Beccalossi, figlia proprio di quella tradizione che parte dal Msi. Andiamo con ordine. Tutto ha avuto inizio quando, negli studi di Otto e mezzo, il deputato “inquieto” pidiellino ha tuonato contro un’intera classe dirigente al grido di «Fiorito non viene dalla mia storia». Il corollario sarebbe: è un problema che nasce in un determinato ambiente, quello di An e del Msi. Decisamente troppo. Ma il giorno dopo, la “riflessione” della Biancofiore non è rimasta inosservata. Teatro del secondo round è stata la Camera, dove a difendere a voce alta il profilo di tutta una storia politica ci ha pensato Viviana Beccalossi, anche lei deputato del Pdl. Ne è nata una discussione, e sono anche volate parole grosse. A pochi minuti dal fatto lei stessa ci racconta com’è andata. «La Biancofiore non è nuova a questo tipo di uscite contro di noi. Così come nel dire che Berlusconi è il capo indiscutibile per antonomasia. Non è la prima volta che lo fa, ma ieri (martedì, ndr) è andata oltre, perché lo fatto in un momento delicato per tutto il partito. Insomma, non ce l’ho fatta a lasciare perdere e gliel’ho detto: “Sciacquati la bocca quando parli di An”». Il battibecco è rimbalzato subito sulle agenzie, così come sono stati tanti i colleghi di partito a solidarizzare con la Beccalossi. «No. Non mi bastano, questa volta, le prese di distanza in privato da parte di tanti che provengono da Forza Italia e che mi dicono di lasciar perdere le battute della mia collega. Anche perché se nessuno replica in maniera ufficiale inizio a pensare che c’è qualcuno che intende remare contro il Pdl». La questione Fiorito, per la Beccalossi, non rappresenta di certo un caso emblematico, ma solo una scusa. «Ci tengo a ribadirlo: i Fiorito di turno hanno fatto male a tutti. Ma se la vogliamo mettere sulla questione morale, ci sono dei precedenti altrettanto gravi nel partito. A partire da quello di Nicole Minetti, oppure la questione Papa, la vicenda di Consentino. Bene, nessuno degli ex An si è mai permesso di fare su queste vicende il gioco che ha fatto la Biancofiore». Ma non è certo la prima uscita spericolata della deputata trentina. Solo pochi giorni fa, ad esempio, esclamava: «Silvio, torna! Ci manca il suo esempio di vita. La gente lo ferma, lo blocca, lo invoca. “Silvio, torna!”, gli dicono. La gente non ce la fa più. Silvio, torna!». Il discorso a questo punto è un altro: a chi giova, nei giorni in cui lo stesso Silvio Berlusconi è impegnato nella risoluzione della delicata questione del rilancio del partito e dell’equilibrio da mantenere con chi proviene dalle fila di Alleanza nazionale, se c’è chi, invece, cerca di soffiare sul fuoco con l’evidente scopo di favorire un’eventuale scissione? «Diciamo – spiega ancora Beccalossi – che in politica difficilmente ci sono coincidenze, e a pensar male, come diceva Andreotti, spesso ci si azzecca. Ripeto: la Biancofiore è spesso ospite a casa di Berlusconi, e quando esce da lì dichiara come se fosse la portavoce. E io dal presidente Berlusconi non ho mai sentito smentite su certe affermazioni…». Michaela Biancofiore, dunque, si iscrive al club dei provocatori che rischiano di far saltare il banco in un momento così precario. Un po’ quello che, qualche mese fa, aveva provato a fare Diego Volpe Pasini – il sedicente consulente del Cavaliere – che per giorni ha tenuto alta l’attenzione su di sé annunciando una oceanica manifestazione di nostalgici di Forza Italia e auspicando la separazione dagli ex An. Bene, in piazza quel giorno i manifestanti si contavano sulla punta di due mani. A riprova che determinate “avanguardisti”, con tutta probabilità, non rappresentano altro che se stessi.