Francia, giù il rating: Moody’s boccia il governo Hollande e chiede riforme

20 Nov 2012 21:31 - di Gabriele Farro

L’avvertimento era già stato lanciato il mese scorso e ieri, Moody’s,  è passata dalle parole ai fatti: la tripla A, che contrassegna il rating dei Paesi più viertuosi non è più appannaggio della Francia che è stata degradata di uno scalino (da AAA ad AA1). Lo spettro della «bomba ad orologeria europea», evocato giorni fa dall’Economist parlando di Parigi, si fa adesso più inquietante. Secondo gli esperti dell’agenzia internazionale di rating le riforme annunciate dal governo francese sono insufficienti, e per questo anche l’outlook – vale a dire le prospettive economico finanziarie – resta negativo. Moody’s, nel motivare la sua decisione, punta il dito in particolare sulla graduale perdita di competitività dell’economia francese e sulla rigidità del mercato del lavoro e dei servizi. Si registra insomma un deterioramento delle condizioni economiche che mette a rischio le prospettive di bilancio. «Prospettive che – si sottolinea – si fanno sempre più incerte». Un’incertezza che è acuita dal fatto che la Francia è oggi, rispetto a mesi fa, più vulnerabile rispetto a eventuali futuri nuovi shock che si potrebbero verificare nell’Eurozona. «La capacità di resistenza francese – spiega Moody’s – è diminuita e l’esposizione di Parigi ai Paesi periferici dell’Europa appare sproporzionatamente grande». Il downgrade, fa sapere Francois Hollande, è legato direttamente ai provvedimenti presi da Nicolas Sarkozy e, quindi, non boccia il governo attuale ma ne «avvalora la strategia economica» e le tante riforme che è riuscito a varare. In realtà, però, secondo quanto riconosce lo stesso premier, Jaean-Marc Ayrault in un intervento di fronte al Parlamento di Parigi, le chiacchiere stanno a zero, perché la situazione francese «è grave». Il rischio contagio, in questa infinita crisi europea dei debiti sovrani, ora colpisce il cuore del Vecchio Continente. E non è detto che il governo francese riesca a portare  il deficit sotto il 3 per cento del Pil come sarebbe auspicabile.

 

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