Occupy Rai: primarie e tecnici, invasione senza regole
Sono ovunque, straripano, esondano nel silenzio generale dei soloni del pluralismo televisivo, degli antichi fustigatori della dittatura mediatica del Cavaliere, dei paladini della par condicio pronti con il bilancino in mano a denunciare lo scandalo dello sforamento di un secondo e a scendere in piazza contro la Rai berlusconizzata.
Negli ultimi mesi è praticamente impossibile sottrarsi allo sguardo sobrio e pensoso di Mario Monti e alle sue pillole di saggezza dispensate a piene mani dai telegiornali Rai, dai programmi di approfondimento politico, dai talk show in prima serata. Se non è il premier in persona a occupare la programmazione del servizio pubblico sono le dotte dissertazioni del ministro Andrea Riccardi, che chiede espressamente di comparire sul Tg1 o le interviste a Giulio Terzi di Sant’Agata che non fa mistero di preferire l’edizione serale, la più seguita. Riccardi è riuscito in passato nell’impresa di comparire con due interviste diverse nella stessa edizione del Tg1, mentre lo scorso settembre è spuntato per due giorni consecutivi nell’edizione delle 13, in quella delle 20 e in uno speciale del Tg1. Merito dell’efficiente ufficio stampa? Difficile da credere. Negli ultimi mesi le reti a Rai fanno a gara per contendersi il tecnopremier e la coppia Renzi-Bersani, che hanno letteralmente occupato il servizio pubblico, ridotto ormai a megafono di Palazzo Chigi e di largo del Nazareno. Fino a ottobre è Monti la superstar dell’informazione Rai, primo in classifica, seguito da Napolitano, Bersani, Casini e quinto Alfano. I dati, che devono essere spulciati con pazienza nelle pieghe del sito dell’authority delle comunicazioni, parlano chiaro: mai nella storia della Repubblica, almeno negli ultimi 15 anni, un presidente del Consiglio (per di più non eletto dai cittadini ma nominato dal Quirinale) ha goduto di tanta visibilità televisiva e generosità di trattamento dal servizio pubblico pagato dagli utenti. L’anomalia, un tempo si sarebbe detto “tutta italiana”, non è sfuggita ad Alessio Butti, capogruppo del Pdl in Vigilanza Rai, che ha denunciato la straripante presenza in video del presidente del Consiglio a danno del pluralismo dell’informazione e ha annunciato un’interrogazione parlamentare insieme al collega Marcello De Angelis.
Cifre alla mano l’inquilino di Palazzo Chigi, nel confronto tra le rilevazioni sul «pluralismo politico/istituzionale in tv» pubblicate dall’Agcom, straccia l’ex premier Silvio Berlusconi quanto a presenza nei telegiornali Rai, in particolare nel Tg1. Ma non c’è traccia di girotondi sotto il cavallo di viale Mazzini, di sit-in grondanti sdegno democratico, di mobilitazioni che avevano le prime pagine dei giornali ai tempi della “Rai berlusconizzata”, nessuno fa menzione o si scandalizza del TgMonti a reti unificate.
L’ultima performance montiana è la chicca confezionata su misura da Rai3: la partecipazione a Che tempo che fa di quel furbacchione di Fabio Fazio, che, in punta di forchetta, garbato e sorridente, ha allestito a dovere l’informale conversazione con il premier che ha colto l’assist per fare rete e annunciare la possibilità di un bis per il bene dell’Italia. Una “confessione” che ha dettato l’agenda dei giorni successivi spostando i già traballanti equilibri politici. Prima di lui era stato Passera a sedersi nello studio di Fazio. Le cifre comparate fra il 2012 e il 2011 fanno impallidire le presenze televisive del Cavaliere. Mettendo a confronto il mese di luglio 2012 (governo Monti) con il luglio 2011 (governo Berlusconi, Minzolini direttore del Tg1) la tabella sul tempo di parola registra che Monti ha parlato al Tg1 per quasi mezz’ora (il doppio del tempo dato al Pdl o al Pd) e Berlusconi solo sei minuti, poco più dell’Idv, la metà del Pd. Ma negli ultimi due mesi sono le primarie del Pd a farla da padrone, monitorate con smania compulsiva in tutti i notiziari e gli approfondimenti (da Ballarò a Porta a Porta passando per Rai news 24),nemmeno Rai sport ha resistito alla tentazione di aprire le porte alle primarie. Nel bel mezzo di Novanta Minuti è andata in onda un’intervista politico-calcistica al segretario del Pd e al sindaco di Firenze che ha scatenato il risentimento degli altri tre candidati per i quali mamma Rai ha organizzato interventi riparatori. Roba da far impallidire la lottizzazione ai tempi della prima repubblica con le nomine monopolizzate dai centristi e le presenze in video accuratamente distribuit tra i tecnici e il centrosinistra. Il tour “on the road” di Matteo Renzi per lo stivale sotto lo zoom delle telecamere di Ballarò si è ingrossato di giorno in giorno diventando l’evento dell’anno: reportage, riprese in diretta dal camper, servizi sui bagni di folla riservati al sindaco di Firenze, dissertazioni sociologiche sugli umori della pancia profonda dei renziani lanciati verso la rottamazione dell’establishment. Se Renzi è stato ospite per tre volte da Floris, a due giorni dal voto il Tg1 delle 20 ha ospitato in chiusura una lunga intervista a Bersani che fa gridare al complotto il comitato per Renzi che accusa la Rai di «inquinare il voto delle primarie». Per una singolare par condicio tutta interna ai competitor le polemiche hanno generato un effetto a catena facendo infuriare Nichi Vendola. E così, alla fine, in nome del pluralismo della tv pubblica (tutto interno al centrosinistra) è andata in onda una surreale edizione del Tg1 con sedici interminabili minuti dedicati alle primarie, otto volte di più del servizio dedicato al fallimento del vertice del Consiglio europeo. Quattro minuti riservati al toscanaccio Matteo in diretta da Perugia, un’altra manciata a Tabacci e Puppato e un lungo finale riservato a Bersani con domande cattive del tipo “cosa le è piaciuto di più delle primarie?”. Va bene il diritto di cronaca e il senso della notizia, ma stavolta il servizio pubblico ha scambiato l’informazione per uno spot “no stop”, tanto che negli ultimissimi sondaggi il Pd è schizzato al 34 per cento. Dopo il confronto dei “fantastici 5” su Sky, ieri sera Rai1 ha dato il meglio di sé aggiudicandosi il faccia a faccia tra i due sfidanti (con tanto di regole condivise secondo un equilibrato rituale di inquadrature e tempo concesso) sotto la conduzione vigile di Monica Maggioni che potrebbe passare alla direzione del Tg1.