Rai, valzer di nomine tecniche. Da Cencelli a Casin
È un classico valzer di nomine lottizzate, con la tradizionale longa manus dei democristiani e la solita imbarcata di professionalità esterne. Tutto già visto, in Rai. Ma ora ci sono i tecnici. Ed ecco che le parole cambiano, le nomine zampillano sobrietà, i curriculum si smacchiano e gli stipendi d’oro si tingono di meritocrazia. In due ore di audizione in Vigilanza con i vertici “montiani”, Annamaria Tarantola e Luigi Gubitosi, il manuale Cencelli diventa “valorizzazione della professionalità”, i contratti ai big prelevati a peso d’oro dai giornali su indicazione dei partiti si giustificano con un occasionale outsourcing “per evitare derive nordcoreane”. E perfino il conseguente schiaffo alla spending review viene ammantato da una generica citazione di un evergreen, “la logica dell’efficienza amministrativa”. E fa nulla se quei risparmi chiesti dal governo al Paese reale, nelle intenzioni dei nuovi tecnici che guidano la Rai, non passano per i risparmi sui dirigenti, ma su altro. Un esempio? Una tremenda mannaia si abbatterà sull’utilizzo “degli scenografi esterni per Sanremo, a favore delle risorse interne”, annuncia Gubitosi. Proprio così. Arrivano i direttori di rete e di tg da fuori ma si valorizzano gli addetti interni chiamati a lavorare per il palco di Fabio Fazio al festival della canzone italiana. E il pareggio di bilancio? Anche quello è sobriamente rimandato. Se ne parlerà nel 2013, alla faccia del “risanamento dell’azienda” già millantato da Mario Monti l’altra sera, proprio da Fazio.
Una seduta illuminante
Il tentativo di “svuotare” l’audizione del presidente e del direttore generale della Rai con la cancellazione delle relazioni introduttive da parte del presidente Sergio Zavoli (forse per aggiornare la discussione a poltrone già ufficializzate…) è stato contrastato dai consiglieri del centrodestra Alessio Butti, Marcello de Angelis e Mario Landolfi, che hanno chiesto a Tarantola e Gubitosi chiarimenti sui criteri delle nomine, sui curriculum, sulle ingerenze della politica, sulla tutela dei dipendenti interni e sulla volontà di limitare i poteri del Cda con la modifica dei regolamenti. Solo su quest’ultimo punto, il presidente Tarantola ha smentito categoricamente. «La revisione del regolamento nasce dall’esigenza di adeguare il testo al nuovo contesto del diritto societario e di rendere più fluida la sua attività». Il capogruppo del Pdl, Butti, che l’aveva sollecitata, ha preso atto di ciò che considera una “marcia indietro con modifiche arrivate dopo le mie critiche”, come sull’accesso alle documentazioni e la possibilità di interloquire con i dirigenti di rete per avere informazioni dirette necessarie alla definizione delle scelte in seno al Consiglio.
Le nomine in cantiere
I nomi che girano non sono ancora ufficiali, ma già sollevano perplessità, non sul piano personale ma su quello dell’opportunità. Secondo indiscrezioni, Mario Orfeo, attuale direttore del Messaggero, dovrebbe andare alla direzione del Tg Uno, Giancarlo Leone dovrebbe sostituire Mauro Mazza alla guida di Rai Uno, con quest’ultimo che assumerebbe la presidenza di Rai Cinema, Angelo Teodoli, già vicedirettore di Rai Uno e ora a capo dei palinsesti, succederebbe a Rai Due a Pasquale D’Alessandro mentre a capo di Rai Tre andrebbe Andrea Vianello, attuale conduttore di Agorà. Nomine su cui il Cda della Rai si esprimerà domani.
Le obiezioni del centrodestra
«Sui nomi non entro nel merito, ma spacciarli per indicazioni che liberano la Rai dalla morsa dei partiti, come ha detto Monti l’altra sera in tv, bè, francamente fa un po’ ridere», spiega Butti. In Commissione, il capogruppo del Pdl aveva chiesto a Gubitosi delucidazioni sulla nomina di Orfeo, che arriva da un quotidiano carissimo a Pierferdinando Casini e gode dei favori dei centristi. Ma soprattutto solleva il sospetto che la nomina alla guida del Tg Uno sia funzionale a un più ampio progetto politico-editoriale di sostegno al Monti bis. «Se il nuovo direttore del Tg Uno fosse Mario Orfeo, le manderò le cassette del Tg Due e lei valuterà», ha provato a scherzare il direttore generale. Il tentativo di metterla in burla, però, non è stato fatto cadere da Butti, che ha replicato stizzito: «Non faccia lo spiritoso, perchè se è vero che Orfeo ha già diretto il Tg Due, in Rai c’è una professionalità come Mauro Mazza che ha diretto sia il Tg Due che il Tg Uno e che invece viene mandato a seguire il cinema…». Butti contesta ai vertici della Rai anche quell’atteggiamento arrogante di chi spaccia una normale gestione della tv di Stato come una sorta di liberazione dai partiti in funzione del pluralismo, “quando tutti sanno che queste nomine sono frutto delle solite trattative con i partiti, uno in particolare…”. «Mai come oggi – conferma Mario Landolfi – i democristiani hanno avuto tanto potere in Rai e tanta influenza sulle nomine, solo che ora si fanno chiamare uddiccini. Mai come in questo caso i tecnici stanno salendo le scale dei palazzi della politica…». E i tagli, i risparmi? «Siamo agli annunci, i conti li faremo più in là, ma intanto si assume personale da fuori e non si attinge al bacino interno fatto di 1800 professionalità, bel modo per valorizzare il patrimonio interno, come ha detto Monti. E bel modo di fare la spending review», conclude Landolfi.