«Tutto cambia affinché nulla cambi»: ecco l’elisir per Monti
L’elemento costante di questa fase finale del governo tecnico è quello dei “consigli per gli acquisti”, la frase con cui Maurizio Costanzo interrompeva il suo talk show per introdurre gli spazi pubblicitari a Mediaset. Ora assistiamo alla versione corretta, le “istruzioni per l’uso”. Da settimane tutti si esercitano nel dire cosa dovrà fare il prossimo governo, come dovrà farlo e soprattutto con chi. Quel “chi” è riferito naturalmente a Mario Monti che, comunque vada, dev’essere presente in modo diretto o indiretto, in carne e ossa oppure come spirito aleggiante. È la logica del “tutto cambia affinché nulla cambi” di Don Fabrizio, il principe di Salina, rivolto al cavaliere Chevalley sceso in Sicilia per cercare la classe dirigente del nuovo Regno d’Italia. Ed è proprio Monti il primo a dispensare le istruzioni per l’uso. Le ultime in ordine cronologico? «Mi auguro che chiunque governi l’Italia in futuro sappia esercitare una forza convincente in Europa che deriva dal modo in cui si adempiono in casa proprie le regole dell’Unione». Poi ci sono i “santoni”, i leader politici che si sono accomodati sotto l’ombrello del tecnopremier, che – oltre a lodarlo senza un minimo di critica – aprono il libro dei sogni (la famosa agenda Monti, di cui ognuno parla ma nessuno ha mai letto, forse perché non è mai stata scritta). Ed ecco le altre istruzioni per l’uso, una dopo l’altra, date nelle ultime settimane: nella prossima legislatura bisognerà fare decisi interventi per il lavoro, provvedimenti per sostenere le imprese, un nuovo ambizioso piano di unione fiscale e finanziaria, introdurre maggiori elementi di «equità intergenerazionale» nel sistema del welfare. Poi c’è Napolitano, che ogni giorno trova l’occasione per dare una promozione a pieni voti di Monti: neppure ventiquattr’ore fa ha ricordato che l’Italia deve rimanere legata all’Europa e che – guarda caso – «gli effetti positivi della linea che è stata seguita nell’ultimo anno stanno diventando visibili». In sostanza, gli italiani stanno ricominciando a respirare, una sensazione che però è avvertita solo dalle parti del Quirinale. Poi c’è Casini, con il suo ventaglio di elogi per i tecnici. Ripete fino alla noia: «Vogliamo continuare, il lavoro non è finito. Di Monti c’è ancora bisogno». E paradossalmente dichiara “inaccettabili” tutti coloro che hanno osato criticare il tecnopremier, manco si fossero macchiati del peccato di lesa maestà. Per finire, il movimento di Montezemolo che insiste: «Importante è continuare il lavoro del governo Monti». È una situazione da commedia degli equivoci, dove la volontà popolare diventa quasi irrilevante, il voto un noioso ostacolo che va aggirato, i programmi dei partiti carta straccia. Perché l’obiettivo è che tutto cambi affinché nulla cambi.