Kazakhstan, culla di tolleranza religiosa

13 Dic 2012 0:01 - di Redattore 54

Il Kazakhstan, in procinto di celebrare il 21° anniversario dell’indipendenza della repubblica il 16 dicembre, giunge all’appuntamento all’insegna della prosperità economica e della centralità geopolitica. Questa grande repubblica, situata nel cuore dell’Eurasia, è in cima alla lista dei dieci Paesi che hanno avuto più successo nel creare le condizioni favorevoli per le attività imprenditoriali, con un Pil in crescita del 5,2 per cento e tutti gli indicatori economici (dal fatturato del commercio estero al volume di investimenti) in rialzo rispetto all’anno precedente. Non solo, la posizione geografica del Kazakhstan, e le grandi riserve di petrolio e di gas di cui dispone, lo rendono uno degli attori protagonisti dell’heartland asiatico, che il padre della geopolitica Halford Mackinder considerava un’area-perno del mondo. Le sorti del Kazakhstan, che vuol dire “terra dei cavalieri”, ci riguardano da vicino, visto che l’Italia è il terzo partner commerciale del Paese euroasiatico, dopo Russia e Cina. Gli ottimi rapporti tra Astana, la capitale divenuta metropoli d’attrazione grazie ad architetti come Kurokawa e Norman Foster, e Roma incoraggiano l’ambasciatore del Kazakhstan in Italia, Andrian Yelemessov, a guardare con ottimismo al futuro dei rapporti bilaterali tra i due Paesi. E’ con questo spirito che si accinge ad aprire le porte della sua residenza a Roma, l’elegante Villa Manzoni sulla Cassia, per festeggiare oggi, 13 dicembre, oltre all’indipendenza anche il ventennale della cooperazione con il nostro Paese. 

Quali sono stati traguardi più importanti segnati dal Kazakhstan in quest’anno che volge al termine?

Direi che certamente degna di rilevanza è stata la presidenza dell’Oci (Organizzazione della Cooperazione Islamica), il più grande organismo intergovernativo dopo l’Onu, che comprende 57 Stati e interessa 1,5 miliardi di persone. Durante il periodo della nostra presidenza ci siamo occupati di ricercare i modi migliori per affrontare la situazione in Afghanistan e in Kirghizstan. Ma, al di là delle emergenze, l’obiettivo è quello di far diventare l’Oci una delle principali fonti di attrazione degli investimenti per gli Stati dell’Asia centrale.

Il Kazakhstan, da secoli crocevia di civiltà e territorio dove sono maturate differenti avventure spirituali, è anche punto di riferimento del dialogo interreligioso e della convivenza tra diverse etnie, nonostante prevalga, rispetto alle altre, la religione islamica.

Da noi ci sono 48 confessioni religiose e 140 gruppi etnici diversi. Il rispetto reciproco è praticato e considerato un fattore normale. La sinagoga, la moschea e la chiesa convivono una accanto all’altra e non è un caso che proprio il nostro presidente Nazarbayev abbia lanciato l’idea di tenere ad Astana il congresso delle autorità delle religioni tradizionali del mondo. La tolleranza è non solo una norma che ispira la cultura del nostro Paese ma anche un principio cardine della politica dello Stato nel suo complesso. Ad Astana ospitiamo infatti la Piramide della Pace, costruita da Norman Foster nel 2006. Un simbolo che aspira a diventare l’emblema di una cultura umanistica di riconciliazione tra i popoli e le religioni. L’intolleranza e il fanatismo religioso sono estranei al nostro popolo. 

Nazarbayev ha voluto anche farsi interprete di un progetto che punta ad abolire i test per le armi nucleari. E’ il vostro passato di soggezione all’Urss che vi rende così sensibili al tema del nucleare militare?

Il progetto Atom nasce per sensibilizzare, attraverso una campagna internazionale, la popolazione mondiale sulla devastazione ambientale e sulle terribili ricadute sanitarie sulle persone contaminate provocate dagli esperimenti atomici militari. Il territorio kazako ha ospitato, vicino Saimej, uno dei maggiori poligoni nucleari sovietici. Lì, tra il 1949 e il 1989, sono stati condotti circa 450 test nucleari. L’Onu stima che le radiazioni abbiano colpito un milione di persone. L’area è stata chiusa con un decreto del 1991 del nostro presidente Nazarbayev. Lo spirito che guida il progetto Atom è focalizzato sul disarmo atomico, la non proliferazione, la responsabilità nell’impiego della tecnologia nucleare nel mondo. 

Veniamo all’Italia. Cosa pensa della situazione politica attuale?

La politica interna dell’Italia è un affare vostro. I rapporti bilaterali sono molto stretti. C’è un’amicizia consolidata. L’Italia ha dato il suo sostegno per la presidenza Osce del Kazakhstan e anche per la candidatura dell’Expo 2017 che si terrà ad Astana. L’unica cosa che posso dire è che gli italiani dovrebbero lasciare i loro governanti, una volta eletti, liberi di lavorare. Invece, subito dopo le elezioni, tutti cominciano ad urlare, a lamentarsi. 

Come vanno i rapporti commerciali?

Il volume dell’interscambio commerciale tra i due Paesi è di oltre 16 miliardi di dollari. L’ammontare degli investimenti italiani nella nostra repubblica è pari a 5,3 miliardi di dollari mentre il Kazakhstan, da parte sua, ha investito 1,8 miliardi di dollari nell’economia italiana. Attualmente in Kazakhstan operano circa 100 società con capitali italiani in campo agricolo, nell’estrazione mineraria e nel settore energetico. Direi che l’interesse reciproco tra Italia e Kazakhstan è in continua espansione.  

Quali prodotti italiani circolano in Kazakhstan?

Noi importiamo tecnologia, mobili, vestiti. Il made in Italy, che è il vostro fiore all’occhiello. 

Che cosa apprezza in particolare della cultura italiana?

Guardi, questa bellissima villa che ospita la nostra ambasciata sorge sui ruderi di una villa romana che apparteneva a Lucio Vero. Noi ci curiamo della manutenzione dei mosaici e delle mura antiche che sono state rinvenute nel terreno circostante. Dell’Italia mi piace il cinema, “La dolce vita”… Un capolavoro. E poi le canzoni: da noi sono molto ascoltati i cantanti italiani: dai Ricchi e Poveri a Celentano. Ma anche Eros Ramazzotti. Voi, invece, ascoltate più canzoni in inglese. 

Dalla terra kazaka sono arrivate in Occidente le opere del grande filosofo Al Farabi e quelle del maestro sufi Ahmed Yassawi. Se lei dovesse dare un suggerimento su un vostro autore da leggere chi consiglierebbe?

Il poeta Abai Kunanbai, nato a metà dell’Ottocento. Per noi Abai è come per voi Dante. E’ la voce poetica della nazione, amante delle tradizioni popolari, innamorato anche della cultura occidentale. La poesia per lui è ciò che ci rende eterni. “Non dire che è morto di colui che dietro di sé ha lasciato parole immortali”.

 

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