La Russa e Meloni, c’è l’intesa
La nascita dei gruppi parlamentari autonomi, propedeutica al varo di una lista da affiancare al Pdl alle prossime elezioni, fa da sfondo al braccio di ferro sul decreto taglia-firme in discussione alla Camera. Motivo del contendere, l’emendamento La Russa che esonera i neo gruppi parlamentari dalla raccolta delle firme per presentare le liste alle prossime elezioni Politiche. Ieri, al Senato, è infatto nato il gruppo autonomo “Fratelli d’Italia Centrodestra nazionale”, primo passo dello spacchettamento dal Pdl voluto dal coordinatore del partito, che si prepara ad annunciare il gruppo anche alla Camera, «ma non lo abbiamo ancora fatto solo perchè stiamo ancora sondando un nome importante a Montecitorio», spiega La Russa. A Montecitorio sono state raccolte diciotto adesioni, non ancora ufficiali, altre tre arriveranno da “prestiti” del Pdl, a conferma del rapporto stretto col partito di provenienza. Il capogruppo al Senato di “Centrodestra nazionale” sarà Alessandra Gallone, il vice sarà Achille Totaro e il tesoriere Pierfrancesco Gamba. In tutto, sono undici i componenti: oltre ai già citati Gallone, Totaro e Gamba, Alessio Butti, il presidente della commissione Giustizia Filippo Berselli, Giuseppe Milone, Antonino Caruso, Mariano Delogu, Alberto Balboni, Alfredo Mantica, Antonio Paravia.
Il varo del gruppo autonomo annunciato da La Russa è stata seguita ieri anche dall’annuncio della nascita della nuova formazione politica formata da Guido Crosetto, Giorgia Meloni con Ignazio La Russa, “Fratelli d’Italia”, sigla che sarà utilizzata in campagna elettorale insieme con l’altra dicitura, “Centrodestra nazionale”. «È ufficiale: io e Guido Crosetto lasciamo il Pdl. Nasce Fratelli d’Italia, movimento di centrodestra. Onestà, partecipazione, meritocrazia», ha scritto la Meloni su Twitter. «Abbiamo deciso di fare un passo in avanti dando vita ad un movimento che resta nell’ambito del centrodestra e che possa incarnare – ha spiegato ieri sera l’ex ministro della Gioventù – quei valori come la partecipazione, la democrazia, il merito». I due esponenti del Pdl che domenica scorsa avevano dato vita ad una manifestazione “senza paura” decidono di ufficializzare un progetto a cui lavorano ormai da diverso tempo e che vedrà appunto la collaborazione anche di Ignazio La Russa che ormai da giorni aveva ufficializzato la nascita di “Centrodestra nazionale”. «Il nostro movimento ha una base nel centrodestra»,spiega Guido Crosetto che ci tiene a precisare che la decisione di dar vita ad un nuovo soggetto politico non è «contro Berlusconi» anche se a chi gli chiede se il movimento si presenterà alleato del Pdl, l’ex sottosegretario risponde: «Lasciateci iniziare, si tratta di una scelta coraggiosa, fatta senza un euro in tasca come molti italiani, vediamo che succederà».
Sulla questione delle firme, legata alla nascita della nuova formazione targata La Russa-Meloni-Crosetto, la polemica è esplosa nell’altro ramo del Parlamento, la Camera, dopo che il comitato dei nove della commissione Affari costituzionali della Camera ha dato parere favorevole a un emendamento di La Russa al decreto liste, che prevede l’esonero dalla raccolta delle sottoscrizioni per i gruppi che si costituiscono in almeno una delle due Camere alla data del 20 dicembre. Il Partito democratico non ha accettato il parere favorevole a quello che ha ribattezzato il “salva La Russa”, anche se precedentemente aveva concluso un accordo per eliminare la raccolta di firme per le formazioni nate prima del varo del decreto. La proposta, corretta con lo spostamento del termine a dopo l’approvazione del decreto, è passata con i voti di Udc, Fli, Pdl e Popolo e Territorio. Il relatore del Pd Gianclaudio Bressa ha rassegnato le dimissioni e il deputato Democrat Michele Ventura ha avvertito che, in mancanza di modifiche, il suo gruppo non farà convertire il decreto. Anche La Russa ha puntanto i piedi contro il governo Monti, colpevole di aver varato un «decreto truffa» e in aula ha annunciato la volontà di farlo saltare a palazzo Madama.
Allo stato, le forze politiche stanno cercando di trovare una soluzione di compromesso, ma sul tavolo ci sono varie opzioni: nelle ultime ore circola quella, che prevede la raccolta delle firme per il simbolo e non per le liste. Ma intanto La Russa minaccia ritorsioni in aula: «Questo decreto così come è non nascerà, perchè è un’ingiustizia, una truffa, un indebito regalo a qualcuno e a danno di altri, come Grillo e La Destra. Un regalo solo agli alleati del Pd. Per quanto mi riguarda cercherò di non farlo passare: nè qui ne al Senato». Invitando Bressa a ritirare le sue dimissioni da relatore del decreto, La Russa ha aggiunto: «Lo tranquillizzo: se pensava che questo decreto fosse un regalo, effettivamente lo è. Effettivamente il decreto regala a tutti la possibilità del dimezzamento delle firme. E lo fa a chi ha un gruppo alla Camera e non al Senato. Non a chi si è fidato in buona fede della parola del governo (mai fidarsi dei tecnici) che non sarebbe mai stato cambiato quel testo e quindi era inutile costituire il gruppo due giorni fa». «Il decreto – racconta La Russa – è stato modificato nel testo inizialmente deciso, io quel testo ce l’ho. Su quel testo io ho fatto affidamento. Poi chi aveva bisogno di regali ha fatto cambiare quel testo, per cui chi si era fidato e non ha fatto il gruppo per tempo è rimasto fregato. Il problema per me non c’è: se c’è il tempo raccogliere le firme è anche un esercizio di militanza e propaganda. Noi lo faremo anche se non fosse obbligatorio», ha concluso.