La situazione è confusa. Ma può peggiorare
La discesa in campo di Berlusconi sembra non aver dato solo uno scossone alla fragile costruzione di un centrodestra after-Silvio (per ora evidentemente rimandato di qualche anno), ma anche alla festosa marcia trionfale di Bersani e alla soddisfatta passeggiata di Napolitano e Monti. Il che, va da sé, significa aver scosso anche le sedie dei piloti dell’Unione europea, dei feldmarescialli dei “mercati” e delle varie associazioni di banche, che si erano disegnati uno scenario che adesso rischia di dissolversi. Non a caso, la sola prospettiva di ritrovarsi Berlusconi in pista ha fatto saltare i nervi praticamente a tutti: dalla Curia ad Obama, passando per la City e Bonn. E non è finita qui. Se la partita delle prossime legislative fosse solo un derby Berlusconi-Bersani, al massimo produrrebbe una vertigine da deja-vu. In realtà in campo c’è anche Grillo, che non si capisce se dal ritorno del Cavaliere dell’Apocalisse ci guadagni o ci perda. Sicuramente i centristi, che nei sondaggi non arrivano al dieci tutti insieme (Fini, Casini, Montezemolo…) avrebbero preferito che Berlusconi restasse ad Arcore, sperando magari in un accordo con Alfano. Poi hanno pensato che invece il ritorno a gamba tesa così irrituale avrebbe provocato una fuga verso il centro dei già frastornati sostenitori (ed esponenti) del Pdl. Ma con quale candidato premier del terzo polo (ormai diventato quarto)? Monti? I sondaggi per ora non sono esaltanti nemmeno per lui.