Ma quanto è libera la Rai: ci sarà il Festival “rosso” alla vigilia delle elezioni
Ma sì, Fabio Fazio ha ragione, «Viva la Rai» (senza alcun riferimento alla canzone di Renato Zero). Viva la Rai perché – come fa intendere il conduttore “politicamente corretto” – ha confermato le date del Festival di Sanremo, che si svolgerà a ridosso delle elezioni: una grande prova di libertà. Libertà di fare battutacce su Berlusconi, con l’eleganza della Littizzetto («il Cavaliere ha rotto il c…», la sua ironia da vera signora dello spettacolo), le punzecchiature dello stesso Fazio, sempre contro tutto ciò che – sia pur lontanamente – ha odore di centrodestra, i cantanti in gara (quasi tutti di sinistra, di quelli che alzano il pugno per eccitare i fan e magari passano i loro giorni nei centri sociali), la propaganda subdola fatta passare per diritto di satira, gli appelli contro il diavolo nero. Il tutto alla faccia della par condicio. Una furbata che ha molti precedenti nella tv del servizio pubblico, come nei casi di Celentano, Benigni e tutti gli altri santoni travestiti da cantastorie. «La par condicio, che è perfettamente regolamentata – ha detto Fazio – non vieta di cantare, parlare, ridere o scherzare. Insomma la vita va avanti. E pensare che i festival possano condizionare le elezioni mi sembrava una preoccupazione eccessiva». L’unica amarezza è che, con l’election day per il 24 e 25 febbraio, «il Festival sarà comunque anomalo». Il problema però è che l’anomalia è proprio quella di organizzare una kermesse zeppa di personaggi di sinistra, che fanno battute di sinistra, che cantano a sinistra e che attaccano l’avversario politico alla vigilia delle elezioni. Gli altri la chiamano libertà. A noi sembra una furbata. Pessima.