Niente primarie, torna Berlusconi

7 Dic 2012 0:02 - di Antonella Ambrosioni

Niente primarie, Berlusconi scende in campo. Le parole del segretario del Pdl, Angelino Alfano, arrivano in serata a conclusione di un vertice-fiume convocato a Palazzo Grazioli dalle due del pomeriggio, in una giornata che per la prima volta da quando esiste il governo Monti ha visto il Pdl sfiduciare i tecnici di fatto, sia alla Camera che al Senato, con una doppia astensione che ha avviato le danze verso una possibile crisi. In quelle stesse ore a Palazzo Grazioli si discuteva del futuro dell’esecutivo e di quello del Pdl, alla presenza dello stato maggiore del partito: un secondo round dopo la nottata “movimentata” di mercoledì, nella quale prima si era consumato un brusco chiarimento con Alfano e i vertici del partito, poi in serata Berlusconi aveva a messo sul piatto la sua discesa di nuovo in campo con parole categoriche. La riunione doveva sancire questa accelerazione impressa dal Cavaliere, determinato a riprendersi la scena. E le risposte sono finalmente arrivate a fare chiarezza e a rompere il clima di immobilismo e disorientamento: «Anche oggi Berlusconi mi ha espresso la volontà di tornare in campo da protagonista. È lui il detentore del titolo», afferma Alfano spiegando che con la discesa in campo di Berlusconi le primarie non si fanno: «Erano per la successione, ma essendoci lui in campo non ha senso farle».

Alle 10,30 incontro con Napolitano
Per quanto riguarda il governo Monti, prevale la linea della responsabilità, ha assicurato il segretario, che oggi alle 10.30 si rechera dal presidente della Repubblica a riferire della situazione», insieme con i capigruppo di Camera e Senato. «Non abbiamo fatto precipitare i fatti: se lo avessimo voluto, avremmo dato oggi la sfiducia al governo. Invece abbiamo fatto una scelta di responsabilità dando un segnale chiaro al governo».

La legge di Stabilità non è a rischio
Infatti il Pdl voterà la legge di stabilità, ha assicurato il segretario, che ha ribadito di «non voler far precipitare il Paese in un esercizio provvisorio». La legge di Stabilità non è a rischio, dunque. Quanto all’approvazione del provvedimento sulla incandidabilità, ha chiarito, «questa nasce dall’attuazione di una legge il cui primo firmatario è il sottoscritto. Questa legge prevedeva una delega che oggi è stata attuata. Non abbiamo alcuna difficoltà a riconoscere il decreto incandidabilità e non vi è alcun nesso con il nostro presidente, che è colui il quale ha voluto questo ddl, e che ha la certezza di essere assolto», perché, ha precisato, «non ha nulla a vedere con i processi che lo interessano. Siamo certi che sarà assolto e che quei processi sono privi di fondamento».

Monti deludente
Monti ci ha delusi su giustizia ed economia, ha ribadito Alfano: «Il governo non ha rispettato gli impegni in materia di giustizia. Inoltre abbiamo una grave preoccupazione anche per la situazione economica del Paese». Anche il segretario ha dipinto un quadro fosco sul “baratro” di cui aveva parlato Berlusconu mercoledì sera. «Questo governo era nato tredici mesi fa per un gesto di responsabilità del governo Berlusconi, dopo tredici mesi le cose vanno peggio e quindi abbiamo preso la decisione di assumere un bilancio definitivo di questa esperienza». Il segretario Pdl espone così il “disagio” espresso in Parlamento attraverso il non-voto alla fiducia su due diversi provvedimenti. «È un segnale chiaro – aggiunge – nei confronti del governo, per dire che non ci piace piace come stanno andando le cose nel Paese e per il peggioramento dei dati fondamentali dell’economia».

Folle non fare l’election day
Un altro nodo cruciale è l’election day. «Sarebbe folle non farlo, perchè milioni di persone andranno a votare a febbraio e poi le stesse dovranno andare una seconda volta a marzo insieme con altri milioni di persone per le elezioni politiche e per le altre regionali». Alfano è irremobibile su questo punto.
Avanti con responsabilità e a ranghi compatti: questo lasciano presupporre il vertice di ieri e le parole di Alfano. Per il momento pare accantonata l’idea di uno “spachettamento” del partito e potrebbe riprendere corpo l’intenzione di procedere ad un rilancio del Pdl rinnovandolo e magari cambiando il nome.
Berlusconi, d’accordo con Angelino Alfano avrebbe chiesto a tutti di restare uniti e di serrare i ranghi.

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