Casini dice “ci sono anch’io”. E tutti a farsi una risata
Cavalier servente, paggetto, giullare, menestrello, valletto, cortigiano. A Casini gliene hanno dette di tutti i colori e continuano a dirgliele, basta collegarsi per una decina di minuti su Facebook e si capisce che è lui (assieme al Professore) il bersaglio preferito del cosiddetto popolo della rete. È riuscito nell’impresa di mettere tutti d’accordo, a destra e a manca, perché le ironie su di lui sono bipartisan. In particolare, spopola il tormentone Quant’è bravo Monti, quant’è buono Monti che è l’unica cosa detta dal leader centrista nell’ultimo anno. Forse è proprio per questo che ha tentato di metterci una pezza, incontrando la stampa a Montecitorio: «Qualcuno – ha detto in modo vago – ci chiede se non ci sentiamo in secondo piano nella campagna elettorale, la nostra risposta è no». Come dire che gli esponenti dell’Udc – scomparsi completamente dal dibattito politico – restano sempre e comunque protagonisti. Non si sa di cosa, ma fa lo stesso. Poi Casini ha aggiunto una chicca destinata a essere tra gli sfottò più gettonati del web: «Noi ci sentiamo il seme che ha fatto lievitare». Lievitare cosa? Ma sì, ha fatto lievitare «l’operazione politica che prima ha portato al governo Monti, oggi ha permesso che una personalità come Monti si mettesse al servizio del Paese con la formazione delle liste». Peggio di così non poteva fare. Il goffo tentativo di santificare il Professore non funziona più, men che meno la pretesa di presentarsi come il “nuovo che avanza”. Tanto nuovo che Casini ha parlato alla presentazione del libro di Francesco D’Onofrio e nello stesso giorno in cui sono tornati a fare dichiarazioni Rocco Buttiglione e Lorenzo Cesa, tutti nomi “nuovi” della politica. Il finale di Casini è un’altra chicca: «Monti parla alla società civile, l’Udc e Fli alla buona politica». Quale sia la società civile e quale la buona politica è tutto da vedere.