Confronto tra i leader: si cerca il format giusto
In due rappresentano tre quarti dell’attuale Parlamento e (secondo i sondaggi) almeno la metà di quello futuro, eppure l’eventualità di un confronto tra Berlusconi e Bersani è al momento lontanissima. Non è solo colpa della «paura» del segretario Pd di un confronto che rischia di fargli fare la fine di Santoro e Travaglio. Ci sono le difficoltà tecniche di dover ospitare i candidati delle varie coalizioni. Al momento, in linea teorica, in studio dovrebbero essere almeno in cinque: Berlusconi, Bersani, Monti, Grillo e Ingroia. Il problema, tuttavia, arriva dal fatto che due su cinque (il Cavaliere e il leader del Movimento 5 Stelle) non sono candidati alla presidenza del Consiglio. Non a caso, lo stesso segretario del Pd si è fatto forte di questo tecnicismo formale, per rifiutare il faccia a faccia con Berlusconi. Proprio oggi, per stanare Bersani, il leader del Pdl ha rilanciato: «Il confronto va fatto tra capi della coalizione, così dice la legge», ricordando che la Costituzione prevede che sia il presidente della Repubblica a nominare il premier. A chi gli chiede perché non vada Alfano (candidato premier del centrodestra) a fare i confronti con Bersani, il Cavaliere risponde «non è detto che non ci vada». Un problema che si pone anche con Grillo e, per certi versi, anche con Monti, formalmente non candidato in nessuna lista in quanto senatore a vita e tecnicamente non eleggibile direttamente presidente del Consiglio da parte degli elettori. Quindi si arriva al paradosso di Berlusconi, in lista, impossibilitato a intervenire e di Monti (che non è in lista) con facoltà di rappresentare la sua coalizione. A tutte queste domande dovranno dare una risposta l’Agcom e la Commissione di Vigilanza sui servizi radiotelevisivi.
Il confronto tra candidati sulle reti televisive è stato già sperimentato con successo da per le primarie del centrosinistra, quando si sono sfidati su Sky Tg24 i cinque aspiranti candidati premier del Pd. L’impostazione del dibattito, sullo svolgimento del quale non è ancora stato comunicato nulla di ufficiale, potrebbe svolgersi l’8 febbraio, secondo quanto anticipato dal direttore Sara Varetto. Scordatevi, però, un faccia a faccia modello presidenziali Usa tra Obama e Romney. Nell’Italia degli oltre duecento simboli elettorali il bipolarismo (almeno quello televisivo) è una pia illusione.