Coppie di fatto, il Codice di Silvio che turba la Chiesa

7 Gen 2013 12:32 - di Luca Maurelli

Con un colpetto di testa, come Pato quando segnava ancora, arriva il sì sulfureo ma pesantissimo di Berlusconi a quell’assist servitogli  maliziosamente dal conduttore radiofonico: «Quindi lei è d’accordo con le coppie di fatto?». Il cenno col capo del Cavaliere equivale a un silenzio assenso che apre a destra un varco sulla strada dei diritti civili per le coppie non sposate, un concetto poi esteso dai media anche ai gay, cui però il Cavaliere non ha fatto esplicitamente riferimento. «Ma in Parlamento serve un’ampia maggioranza per modificare il Codice civile…», aggiunge Berlusconi, che rilancia così la palla nel campo avversario.
Una mossa tattica, il tentativo di scavalcare a sinistra Bersani e Vendola o un’uscita casuale, imprevista? No, più semplicemente è un messaggio in codice inviato dal leader del centrodestra al Vaticano, che da settimane ha sposato la causa del governo tecnico-politico di Monti e Casini con un endorsment in favore del bocconiano forse mai così esplicito dai tempi della Democrazia cristiana.  Ecco perché il Cavaliere ha voluto ricordare che nel Dna della destra liberale che lui rappresenta c’è da sempre l’estensione dei diritti alle coppie di fatto, ben altra cosa rispetto all’equiparazione ai matrimoni e tantomeno all’apertura alle nozze gay. Ma sul questo fronte, da quando Berlusconi e il centrodestra si erano cimentati col governo del Paese, si era preferito muoversi con cautela proprio per non imbarazzare un elettorato di riferimento, quello del centrodestra cattolico, cui la stessa Chiesa non guardava con sfavore nonostante l’esistenza di un centro “baciapantofola” ben rappresentato da Casini. Oggi che le gerarchie ecclesiastiche scommettono su Monti e scaricano Berlusconi, il Cav riapre il dossier sui “diritti civili” e si diverte a padroneggiare un tema di grande appeal giovanile. Un tema sul quale, nel centrosinistra, la tradizionale divaricazione tra laici e cattolici s’è fatta quantomai imbarazzante per Bersani. Come dimostra la querelle sulla ricandidatura di Paola Concia.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *