E ora Monti ci concede la “grazia”: finiamola con l’autoflagellazione
Finiamola di autoflagellarci. Non usiamo né bastoni, né verghe e neppure il gatto a nove code. Non ce n’è più bisogno, parola di Monti. Va in scena un altro atto dell’infinita commedia del Professore in tv. Stavolta il “bocconiano” ha parlato al Tg5 e ha cacciato dal cilindro un altro slogan, l’ennesimo, che va ad aggiungere l’ennesima pagina alla sua (tristemente) famosa agenda, quella che secondo i centristi dovremmo tutti leggere come se fosse il Vangelo. Un’agenda che si sta rivelando un grande bluff, perché già chiamarla libro dei sogni sarebbe un complimento. C’è tutto e il contrario di tutto, come nella tradizione del “centro”, vecchio o nuovo è lo stesso. C’è una manovra all’orizzonte? Ostacolo aggirato: «Dipende da tante cose…». Il mese di vacanza nelle scuole? Non l’ha mai detto, e ne ha la prova perché è stato frettolosamente cancellato dalla bozza. Poi la sceneggiata finale, che regala il titolo per i giornali: «Ora che siamo considerati uno dei Paesi più stabili» (non si sa da chi) «dovremmo continuare a autoflagellarci? Evidentemente no». In verità è stato lui a flagellare, senza distinzioni tra ricchi e poveri, ma questo evita di dirlo. E conferma clamorosamente l’ipotesi di ridurre le tasse, pur se con «prudenza e gradualità». Le sue – ci tiene a sottolineare, quasi a mo’ di scusa – «non sono promesse elettorali irresponsabili». Il recordman delle tasse continua a parlare, come se nulla fosse, di riduzione fiscale, come a dire «vi restituisco una parte di quel che vi ho tolto». Ma ha un grosso problema: difficile trovare chi gli crede.