Il Cav polverizza l’Agenda… con la curva di Laffer
«Strutture e strumenti per uscire dalla crisi». Ascoltando Berlusconi, in chat con i lettori del Corriere della Sera, sembra essere questo il link del programma del centrodestra per la prossima legislatura (se vince le elezioni, ovviamente). Idee per rilanciare lo sviluppo di cui c’era veramente bisogno dopo il vuoto pneumatico dell’ultimo “anno tecnico” e dopo le folli proposte degli avversari in campo: il Pd che pensa di premere ancora il piede sul pedale delle tasse (ha annunciato una nuova patrimoniale), e il “centrino” che, patrocinato da Monti, non propone nulla di nuovo se non un possibile esecutivo in compartecipazione con Bersani, a guida non si capisce bene di chi. Ha conseguito tre punti di pressione fiscale in più in un solo anno, un’enormità che spiega tutti i passi indietro sul fronte dei consumi, della crescita e della disoccupazione. Al Cavaliere il gioco di smontare l’intera Agenda Monti risulta molto facile: bastano le cifre. Nel 2012 gli italiani hanno pagato 2.333 euro in più di tasse e per il 2013 se ne annunciano ulteriori 850 a famiglia. Un esproprio che – euro in più, euro in meno – equivale a circa un terzo del reddito conseguito da un lavoratore dipendente, che in media guadagna circa 1.300 euro al mese. Mentre la base imponibile diminuiva per effetto della recessione, la voracità del fisco “modello tecnici al governo” aumentava a dismisura, rendeva tutti in po’ più poveri e mandava fuori mercato le imprese. Oggi Berlusconi si ripromette di far ripartire il Paese e per farlo spiega che basta fare esattamente l’opposto di quanto ha realizzato il Professore e di quanto vorrebbe fare Bersani: meno tasse, una rivoluzione normativa su permessi e controlli per le imprese, garanzie di credito all’economia produttiva. L’Eldorado della deregolamentazione? No, semplicemente controlli da effettuare ex post come avviene negli Usa e nei Paesi di cultura anglosassone. Se il settore manifatturiero riparte, riparte l’Italia, ma il risultato non si ottiene se si continuano a violentare le regole dell’economia. Non c’è da inventare nulla: Laffer ha dimostrato, con dovizia di particolari (la sua curva è conosciuta anche dagli studenti di un qualsiasi Istituto tecnico per ragionieri), che superata una determinata soglia di tassazione, aggiungere nuove tasse è addirittura controproducente, perché le aziende chiudono e il gettito cala. Tutti in braghe di tela, quindi? Sì, e anche di più, perché il tecnopremier per vanificare questa possibilità ha dato un’ulteriore accelerata alla pressione fiscale: il fisco incamera il 46% del Pil, la spesa pubblica ne vale più della metà, i commercianti abbassano la saracinesca e il debito dilaga.