La sinistra gattopardesca dalla Camusso a Ingroia: tutto cambia affinché nulla cambi
Berlusconi nostalgico del comunismo. L’ultima trovata sul Cav, a uso e consumo della campagna elettorale del Pd. è firmata da Susanna Camusso. Che in un’intervista all’Espresso si è spinta fino al punto di sentenziare che Berlusconi «non è stato un liberista ma uno statalista, almeno per tutto quello che gli conveniva». Una dichiarazione furba che mette insieme tutto l’armamentario propagandistico della sinistra, dal tentativo di gettare ombre sull’azione del Pdl al governo alla litanìa sull’uomo di Arcore che penserebbe solo ai fatti suoi. Con un’aggiunta nuova di zecca, e cioè che nella testa dell’ex premier è sempre frullata un’idea tipica dei Paesi di quello che fu l’Est europeo. Il tutto mescolato alla santificazione della Cgil, unico «sindacato conflittuale». Ma è uno scivolone perché sul Cav si può dire tutto e il contrario di tutto, tranne che sia uno statalista. A maggior ragione se a lanciare l’accusa è la Camusso che – sempre nell’intervista all’Espresso – ha usato per l’ennesima volta un linguaggio (questo sì) tipico della sinistra marxista degli anni Settanta, dal sogno dei sindacati uniti «contro i datori di lavoro» alla rabbia di vedere in Italia «il sistema capitalista familiare», origine di tutti i mali e quindi da smantellare, magari con una mezza rivoluzione d’ottobre. A farle da coro è l’arancione Antonio Ingroia, la toga scesa in politica, che da “uomo di legge” si è augurato «la sparizione di Berlusconi dalla scena politica e dalle tv». Nell’universo mondo della gattopardesca sinistra italiana «tutto cambia affinché nulla cambi». Specie in campagna elettorale.