Lotta alla mafia: il record è di Berlusconi. Lo riconosce “a malincuore” anche l’Unità
«Il numero degli omicidi in Italia è crollato. Dai quasi duemila del 1991, diminuendo regolarmente anno dopo anno, sono passati a 551 nel 2011, uno dei valori più bassi d’Europa e il più basso della storia nazionale». A dirlo oggi all’Unità Pino Arlacchi, europarlamentare Pd. Nato con l’intento di smentire Berlusconi, che aveva denunciato l’aumento della criminalità nell’ultimo anno, l’articolo diventa un formidabile spot elettorale per il centrodestra. Il sociologo (che è stato anche presidente dell’Associazione mondiale per lo studio della criminalità organizzata) argomenta così la tendenza degli ultimi vent’anni. «La riduzione al minimo dello scarto con l’Europa si deve alle nuove politiche antimafia inaugurate proprio all’inizio degli anni ’90 dai governi tecnici e dell’Ulivo e proseguite a malincuore negli anni duemila da quelli a guida Berlusconi». Arlacchi, sociologo di fama internazionale scrive proprio così “a malincuore”. Che sarebbe come dire che sotto la presidenza Obama Bin Laden è stato catturato “a malincuore”. Semmai non è un caso che gli ultimi vent’anni hanno visto la presenza, per la prima volta nella storia repubblicana, della destra al governo. In posizioni chiave: da Maurizio Gasparri, sottosegretario all’Interno nel primo esecutivo Berlusconi, per finire in ordine cronologico con Alfredo Mantovano, anch’egli al Viminale come viceministro. Ma le rivelazioni di Pino Arlacchi non finiscono qui: «Le mafie sono state obbligate ad usare molta meno violenza. Cosa Nostra uccide ormai pochissimo ed anche la ‘ndrangheta ha più che dimezzato la sua violenza. Sono solo 69 le esecuzioni mafiose del 2011, contro le 719 di vent’anni prima. I sequestri di persona sono scomparsi, mentre le rapine violente e le aggressioni fisiche si sono sostanzialmente ridimensionate». Il tutto è accaduto negli anni del boom editoriale di Gomorra di Roberto Saviano e delle campagne che denunciavano l’inerzia del governo contro le mafie. Eppure i dati forniti da Arlacchi indicano il contrario e cioè che l’Italia non è mai stata così sicura come in epoca berlusconiana. A «malincuore» lo deve riconoscere anche l’Unità.