Marò, il ministro indiano Tharoor: «Troveremo una soluzione»
Dopo la promessa onorata dai marò italiani a tornare a farsi processare, l’India accelera. Ad alimentare le speranza di una rapida e positiva risoluzione del caso è arrivata oggi la dichiarazione del ministro per lo Sviluppo delle risorse umane e scrittore Shashi Tharoor, rilasciata a margine di una conferenza a Kochi: «Entrambi i nostri Paesi sono mature democrazie, e proprio per questo motivo sono convinto che si troverà una soluzione alla vicenda». Eppure ad oggi, malgrado la incessante trattativa diplomatica internazionale e a causa delle complicazioni legate a modalità burocratiche e tempistica dei tribunali locali, la situazione è nuovamente di attesa: i due militari italiani Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, tornati all’albergo di Fort Kochi, in cui risiedono in stato di libertà vigilata, e da cui erano partiti il 22 dicembre per un permesso natalizio concesso su cauzione, risultano ancora trattenuti in India; per loro l’obbligo quotidiano di firma in un commissariato. Certo il loro ritorno, accolto con soddisfazione e sollievo dalla stampa e dalle autorità locali, ha placato gli animi e destituito di fondamento le preoccupazioni dei familiari dei pescatori morti, e in qualche modo vanificato le critiche mosse contro lo chief minister del Kerala, Oommen Chandy, a detta dei media del luogo reo di non aver presentato appello contro la sentenza dell’Alta Corte di Kochi, favorevole alla licenza in Italia. E tra dubbi e polemiche, nei giorni scorsi lo stesso Chandi ha assicurato dunque che «farà il possibile per accelerare il processo» a carico dei marò, definendo «molto positivo» il ritorno dei due militari italiani e garantendo: «Non c’è nulla di personale tra me e i militari o tra me e l’Italia».