Rehn entra in campo per Monti, scivola e fa autogol: Berlusconi fu disarcionato perché non si piegò

30 Gen 2013 10:00 - di Francesco Signoretta

Olli Rehn giocava a calcio ma evidentemente ora non è più allenato. Sbaglia i passaggi più facili, non gli riesce nemmeno un cross, tira per fare gol e sbaglia porta. L’autorete più clamorosa, quella destinata ai guinness dei primati, l’ha fatto entrando a gamba tesa nella campagna elettorale italiana per dare un vantaggio a Monti. Ma è scivolato goffamente e ha scaraventato il pallone proprio alle spalle del Professore, rimasto senza parole. Perché, per attaccare Berlusconi, ha ammesso quello che tutti sospettavano: il Cav è stato fatto fuori da Palazzo Chigi perché non obbediva alla Merkel e Monti lo ha sostituito perché si è subito inginocchiato davanti a lei. È stato infatti proprio Rehn, commissario Ue, a rivelare che il Cavaliere cercò in tutti i modi di sottrarsi alla tagliola posizionata da Bruxelles su indicazioni della Cancelliera. Il Professore, poi, riprese in mano la situazione e presentò agli italiani un conto salatissimo, che rappresentava il corrispettivo pagato ai Paesi forti, in primis la Germania, per ottenere il rientro del differenziale tra Bund tedesco e Btp. Una cambiale che ci è costata decine di miliardi di euro e che ancora stiamo pagando. Poi arriverà il fiscal compact che sottrarrà alla anostra economia qualcosa come 50 miliardi di euro l’anno. Berlusconi riteneva che tutto questo non era necessario e si oppose ai diktat, Monti lo accettò, prono ai voleri della cancelliera tedesca. Adesso Rehn, di fronte alla concreta possibilità che Berlusconi risalga nei sondaggi e vinca le elezioni politiche, è sceso in campo affermando che allora il Cavaliere «non rispettò gli impegni». Impegni che, come hanno dimostrato poi i fatti successivi,  facevano molto comodo a Berlino e Bruxelles ma non agli italiani. Monti piacerà pure alla finanza e ai leader europei, ma ha portato più disoccupazione, più debito, più tasse, meno sviluppo e meno consumi. Rehn, che come Monti agita lo spauracchio delle piazze finanziarie, effettua un’indebita ingerenza negli affari interni di un Paese come l’Italia. Un’intromissione «inaccettabile nella campagna elettorale di uno Stato membro», secondo il segretario del Pdl Angelino Alfano che parla di «affermazioni false, tecnicamente sbagliate e facilmente smentibili». Roberta Angelilli si appella a Barroso: «La Ue non faccia campagna elettorale». E Renato Brunetta, che sollecita una commissione d’inchiesta sulle affermazioni del commissario europeo, ricorda che quando il governo di centrodestra ricevette una lettera di richieste dalla Bce, non esitò a mettere in campo «una manovra di 65 miliardi di euro», valutata positivamente dallo stesso Rehn. Berlusconi, quindi, non si piegò ai diktat ma tenne fede alle responsabilità del nostro Paese. E questo non fu digerito.

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