
Un 2012 disastroso per le auto
Economia - di Antonio Pannullo - 3 Gennaio 2013 - AGGIORNATO 3 Gennaio 2013 alle 11:49
Il disastro era annunciato: dal settore automobilistico italiano negli ultimi mesi sono arrivate solo cattive notizie, fino a quella di oggi, secondo cui il calo delle vendite è del 20 per cento rispetto all’anno precedente; esattamente, del 19, 9 per cento, pari a poco più di un milione e 400mila auto immatricolate. Stesso calo (il 21 per cento) per il settore dell’usato,secondo i dati del ministero dei Trasporti. Per chi ama le statistiche, siamo ai livelli del 1979. Le ragioni di questo calo sono evidenti: l’altissimo costo dei carburanti, l’aumento indiscriminato delle assicurazioni, cui il governo non ha saputo o voluto dare un limite facendole agire di fatto come dei veri e propri cartelli, l’aumento di questi giorni delle tariffe autostradali e una preoccupazione per il futuro, causata dai media che sottolineano ossessivamente la gravità della crisi internazionale, che inibisce l’acquisto di mezzi nuovi portando i consumatori,anche quelli che avrebbero la disponibilità, a rinviare l’acquisto sine die. Insomma, troppa pressione fiscale e alti costi di gestione rallentano il settore, che non è l’unico a soffrire per la crisi. Secondo gli osservatori, un’inversione di tendenza, se ci sarà, potrà verificarsi a primavera inoltrata, a patto che il responso delle urne abbia dato segnali incoraggianti sul fronte della rassicurazione dei consumatori. E sempre che il nuovo governo decida di allentare la politica punitiva e vessatoria nei confronti degli automobilisti. Se così non sarà, l’effetto-domino coinvolgerà le industrie, l’indotto e numerosi altri settori di servizi o merceologici. La Fiat, tra le case nazionali, è quella che ha perso meno, ma ha perso come le altre grandi case automobilistiche europee, come la Volkswagen, che ha visto diminuire del 30 per cento circa le quote di mercato. Tutt’altra storia invece al di là dell’oceano, dove il mercato a stelle e strisce non va poi così male. In particolare, la “nostra” Chrysler si conferma in netta ripresa, facendo vincere a Marchionne la scommessa per la quale era stato duramente criticato soprattutto dalle sinistre e dai sindacati.