Uniti, ma solo per colpire (e copiare) il Cavaliere
Si sono riempiti la bocca con una parolina magica, “il nuovo”, per ripresentarsi agli elettori come le verginelle della politica. All’inizio sembravano tutti convertiti al dialogo, Monti era pacato e (artificialmente) sobrio, Bersani costruiva su di sé un’immagine seria, foto in giacca e cravatta, sguardo rassicurante. Persino alcune toghe sembravano più “serene” nei confronti del Cavaliere e i grandi giornali si dedicavano alle analisi senza eccedere nella partigianeria. Una specie di miracolo. Che cos’era successo? Ma sì, dicevano, hanno ascoltato i ripetuti appelli fatti da Napolitano, il “grande saggio”, e hanno avviato una nuova stagione. Poi, tutt’a un tratto, la situazione si è capovolta con una controffensiva mediatica che di “nuovo” non ha nulla, perché ci ha riportato allo stesso clima delle ultime campagne elettorali, alle stesse armi usate contro l’avversario, agli articoli costruiti per demolire chi è scomodo. Un repentino cambio di rotta, che ha una sola chiave di lettura: da giorni i sondaggi danno Berlusconi in forte rimonta (l’ultimo è quello Swg) e a molti sono saltati i nervi. La vittoria non è più in cassaforte e potrebbero esserci problemi anche alle regionali e alle comunali. Da qui la decisione di rimettere in moto la macchina da guerra e di fango. Monti – inchiodato dalle cifre al ruolo di piccolo leader a caccia di alleanze “postume” e compromessi più o meno storici – ha iniziato a scalciare, disconoscendo i suoi “figli” (quei provvedimenti che hanno svuotato i portafogli a ricchi e poveri) e tornando ai metodi della peggiore Dc, ereditati dai suoi alleati. Il Pd – dovendo più o meno rispettare il patto di non belligeranza con il Professore – ha rispolverato l’antiberlusconismo, arrivando a mettere sulla graticola persino Santoro, colpevole di aver ospitato il “nemico” nella sua trasmissione. Le toghe hanno ricominciato con i processi e le sentenze “promesse” alla vigilia del voto, su alcuni quotidiani è risuonato il tam-tam scandalistico, spariamo sul mucchio, qualche vittima ci sarà. Non hanno calcolato che gli elettori ormai sono abituati a tutto questo, è difficile che possano cascarci. Ma un risultato il Cavaliere ha ottenuto: Monti ha scoperto che l’Imu non è buona e giusta come invece lui voleva far credere. Bersani ha scoperto che la patrimoniale, forse, non s’ha da fare. Monti e Bersani, insieme, hanno ammesso che in Italia ci sono troppe tasse e forse è il caso di pensare a un rimedio. Fino a pochi giorni fa, però, dicevano il contrario. Ora, almeno a parole, hanno cambiato idea. Ne consegue un dettaglio non indifferente: Berlusconi aveva ragione. Ma Monti e Bersani non lo ammetteranno mai. Non per pudore, ma per paura.