Da “cialtrone” a “ubriaco”. Cambiano i prof, ma l’insulto al Cav resta un evergreen
Sprezzante, superficiale e ora anche cialtrone e provinciale. Ogni giorno Mario Monti sparge veleno contro tutti i suoi avversari ma il bersaglio preferito resta Silvio Berlusconi. Lo stile british e l’eleganza del Professore, i toni politically correct tanto osannati dalla stampa amica, sono ormai un retaggio del passato e Monti con l’avvicinarsi delle elezioni abusa sempre più della polemica insultante (forse su suggerimento del guru di Obama). L’ultima sparata è arrivata durante la trasmissione Agorà su Raitre: «Mi sento più ferito quando sento certi cialtroni che dicono che hanno lasciato in ordine l’Italia mentre io l’avrei affossata, che orgoglioso che non più orgoglioso per gli apprezzamenti di Obama». Dove per “certi cialtroni” intendeva chiaramente il precedente governo guidato da Silvio Berlusconi. Non è la prima volta che un leader “sobrio” finisce per perdere la sua aplomb e attacca violentemente il Cavaliere. Era già accaduto anche con Romano Prodi. Anche il Professore era passato dai toni bassi e monocordi della sua dialettica agli insulti beceri. Basta fare una ricerca sul web per rendersene conto. Nel 2004 aveva definito i mille giovani di Forza Italia arruolati dal Cavaliere in vista delle elezioni «mercenari». Nel 2005 puntò il dito sempre contro il Cavaliere: «Credo che abbia già rappresentato un grande passo indietro per la democrazia». In piena campagna elettorale 2006 aveva bollato i suoi avversari come «delinquenti politici». Ma era finito perfino nella top ten degli insulti “politici” stilata dal Times quando, nel 2006, durante il secondo faccia a faccia televisivo col Cavaliere, spazientito per le affermazioni dell’allora leader del Polo delle libertà, parafrasando una celebre battuta del premio Nobel irlandese George Bernard Shaw, aveva commentato acidamente: «Berlusconi si attacca alle cifre come gli ubriaci si attaccano ai lampioni». Ubriaco, dunque, un inedito. Non solo insulti contro il Cavaliere, ma anche contro gli italiani che lo votavano. Disertando un approfondimento politico sulle reti Mediaset per giustificare il suo dietrofront disse: «Chi è completamente teledipendente vota di più Berlusconi». La vera frattura con gli elettori ci fu durante l’intervista di Porta a Porta, era il settembre del 2007. In quell’occasione, lo “statista” alla guida del Paese esplose con una considerazione di dubbio gusto: «Il popolo italiano non è mica meglio della sua classe politica. La classe politica è il frutto di ciò che è la cittadinanza e l’elettorato». Oggi quel copione si ripete.