Europa, sul bilancio si vedrà se la Ue esiste ancora
Braccio di ferro sull’esame della nuova bozza di bilancio europeo 2014-2020 da parte dei leader della Ue. L’Italia minaccia di mettere il veto se non saranno attuati correttivi rispetto all’attuale situazione. Il nostro Paese, infatti, versa più di quanto riceve. L’uscente governo Monti punta soprattutto a contenere i danni e a rendere più equa una situazione che vede l’Italia versare alle casse dell’Ue molto di più (quasi sei miliardi di euro nel 2011) di quanto riceva. Dallo scorso anno, il nostro Paese è diventato il primo contributore netto in termini di rapporto tra saldo negativo e Pil. Una condizione giudicata inaccettabile, specie nell’ottica di un andamento negativo dell’economia destinato ad appesantire ulteriormente il peso sulle finanze nazionali del contributo all’Ue. L’Italia dovrebbe ottenere, se possibile, di ridurre il suo contributo al sistema di sconti di cui, negli anni, sono riusciti a beneficiare non solo la Gran Bretagna, ma anche altri Paesi “ricchi“ come Germania, Olanda, Svezia, Austria e Danimarca. Vedremo se Monti ci riuscirà. In questo contesto Monti dovrebbe poter contare sul sostegno della Germania di Angela Merkel, principale fautrice dell’appoggio offerto al professore dal Partito popolare europeo. Il summit si tiene dopo diversi rinvii, effettuati per permettere la serie di incontri bilaterali tra i leader dei 27 tra di loro e con il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy per valutare le rispettive posizioni negoziali e cercare di smussare gli angoli. La Merkel si è detta pessimista: «Le posizioni sono ancora lontane». E Bruxelles avverte: «L’unanimità degli Stati membri non basta, bisogna ricordarsi che alla fine serve il consenso del Parlamento europeo», è stato infatti il monito del presidente della commissione Ue José Barroso. Gran Bretagna e Paesi “rigoristi“ chiedono più tagli, a cui è contrario l’Europarlamento. Per la vice presidente del parlamento europeo Roberta Angelilli, del Pdl, «i Paesi dell’Ue devono impegnarsi per tagliare gli sprechi e razionalizzazione la spesa, ma è giunto il momento di orientare le risorse disponibili e le strategie politiche su misure di rilancio dell’economia». Per l’eurodeputata sarebbe auspicabile «impegnarsi in generale più sulle azioni per la crescita e l’occupazione anziché puntare sulle politiche di rigore». Ma perché il bilancio della Ue questa volta è così delicato? Probabilmente perché mai come in questo caso i Paesi membri sono lontani da un’intesa anche di massima, e perché la crisi internazionale costringe gli Stati a guardare sempre più ai propri interessi. Gran Bretagna, Svezia e Olanda continuano a insistere per dare una sforbiciata ancora maggiore alle risorse da destinare al bilancio Ue, perché ritengono che ai sacrifici fatti a livello nazionale per rispondere alle sfide imposte dalla crisi devono corrispondere analoghi sacrifici a livello comunitario.