Il voto italiano fa piangere la Merkel, Hollande e la stampa estera. Ma sono lacrime di coccodrillo

27 Feb 2013 19:49 - di Francesco Signoretta

Sono tutti in lutto. O in lacrime. Piange la Merkel perché il suo Monti è stato disintegrato dalle urne. Piange Hollande perché il suo Bersani si è fatto scippare voti e seggi. Piange la stampa estera, quella che si divertiva (su suggerimento della sinistra italiana) a prendere di mira Berlusconi e che oggi deve battersi il petto in segno di pentimento. Piangono i banchieri, i poteri forti e tutti coloro che avevano scommesso su un governo formato da Bersani con il sostegno di Monti. Più che avviliti, sono perdenti. Perché credevano che lo stato di ipnosi in cui credevano d’aver messo gli italiani, durasse fino al giorno delle elezioni. E invece così non è stato. Lungo è l’elenco dei giornali “pentiti” (alcuni dei quali, a onor del vero, alla vigilia – e quindi un po’ tardi – avevano “promosso” Berlusconi). Il Financial Times parla di «passo verso l’ignoto» e di «eurotempesta», il Wall Street Journal di «voto che riaccende i timori», International Herald  Tribune di pericolo che l’instabilità italiana porti alla perdita di «un partner affidabile per creare un’unione valutaria più solida». Per tutti il pericolo è rappresentato dal «risveglio della crisi del debito in un’eurozona nuovamente debole». Fin qui la stampa. Poi ci sono le cancellerie. La più delusa è la Merkel, che con Monti a Palazzo Chigi si era intesa a meraviglia, aveva imposto all’Italia il rigore tedesco e  aveva fatto pagare a tutti noi il costo del credito a buon mercato per le imprese tedesche. Anche François Hollande, però, sta masticando amaro. A Parigi si attendeva il governo di sinistra in Italia per avere un sostegno nell’azione di svalutazione dell’euro e rompere l’isolamento in cui i francesi si stanno trovando a operare. Adesso devono pensare a nuove strategie. La cancelliera tedesca, poi, si trova a dover affrontare una situazione difficile proprio mentre si avvicinano le elezioni tedesche. Non è un caso se da Berlino arrivano le stoccate più  dirette. Se ne fa carico la Bild , che vede all’opera i «polit-clown d’Italia che distruggono l’euro», mentre Die Welt fotografa «un’Europa perplessa» e la Frankfurter Allgemeine Zeitung parla di «grillocrazia». Da Roma, secondo il foglio economico Handesblatt, «arriva un voto di sfiducia» che, per Tagesspiegel, «diventa un pericolo per l’Europa». Quindi il commento con l’interrogativo finale: «Contro la Merkel, ma per quale motivo?». I tedeschi sembrano caduti dal pero. Pretendono di imporre a tutto il Vecchio Continente la politica che fa loro più comodo e pretendono anche che gli altri accettino senza battere ciglio. Per l’Italia, invece, è una sorta di rivolta di cui ha beneficiato anche Grillo, ma a cui Berlusconi ha dato il via. Costretto a dimettersi un anno e mezzo fa per aver avuto il coraggio di dire di no alle politiche forcaiole della Cancelliera, il Cavaliere ha deciso di dirlo chiaramente agli italiani e di chiedere il loro sostegno. E questo è realmente avvenuto. Altro che clown, quindi. Dalle elezioni italiane sono emerse tante cose, ma ai partner europei è stato sicuramente mandato a dire che bisogna cambiare registro, perché il rigore tedesco non paga e perché il rigetto delle politiche imposte da Bruxelles, che oggi si è manifestato in Italia, presto potrebbe contagiare anche altri Paesi. Una sorpresa? Per nulla. Se Merkel e Sarkozy, invece di rispondere a Berlusconi con sorrisetti di scherno, gli avessero dato ascolto oltre gli scenari sarebbero probabilmente altri. E oggi non ci sarebbero tante lacrime di coccodrillo.

 

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