Le idee sono in movimento, solo centristi e sinistra sono rimasti ancorati all’Ancien Régime
Tutto è in movimento. Non funziona più la storiella del lupo cattivo di Arcore che spaventa i mercati, men che meno funziona la disperata ricerca degli sponsor all’estero. Non funziona la criminalizzazione di Berlusconi, fatta di sarcasmo e insulti, perché quella del centrosinistra è roba vecchia, chiamarlo «Vanna Marchi» o «pifferaio» sposta la lancetta indietro di parecchi anni e la gente lo capisce benissimo. Non funziona l’andirivieni a Berlino – prima Monti, poi Bersani, in fila indiana per la Merkel – perché si capisce lontano un miglio che è la prova dello stato di sudditanza nei confronti della Germania. Dopo oltre un anno ci risiamo anche con l’attenti allo spread, altra storiella riciclata. Quindici mesi, giorno più giorno meno, sono passati invano. Sinistra e centristi non hanno capito che lo scenario europeo non è più lo stesso. Sarkozy non è più il presidente dei francesi e la Merkel è sotto schiaffo, in attesa delle elezioni dell’autunno prossimo. Il vento di burrasca adesso soffia su Berlino e i tedeschi chiederanno alla Cancelliera di saldare il conto. L’asse con la Francia è venuto meno, Hollande non è Sarkozy e al momento del suo insediamento all’Eliseo ha abbracciato una linea nuova abbandonando il “rigore per il rigore” voluto da Berlino. Berlusconi docet. E sì, perché prima di Hollande era stato proprio Berlusconi a ribellarsi alla politica dei tagli e delle tasse, pagando la ribellione con la perdita del governo ma ponendo delle domande a cui l’Europa deve dare delle risposte. Oggi il Cavaliere ci riprova e la sua azione è meno superficiale di quanto vogliano far credere i suoi avversari: cerca una terza via tra quella rigorista della Merkel a quella socialista di Hollande e il suo pacchetto di proposte delinea uno scenario diverso, che dovrebbe almeno far riflettere. Anche Hollande ha lanciato il guanto di sfida, modificando la linea economica di Parigi. E la Merkel appare sulla difensiva, perché i sondaggi nei suoi riguardi sono tutt’altro che positivi: i tedeschi iniziano a sentire il profumo della crisi. Il presidente francese sottolinea la necessità di sottrarsi a «una austerità senza fine» e dice che l’euro «non può sottostare all’umore dei mercati». È quello che sosteneva e sostiene Berlusconi. Hollande ha capito che il pericolo «non è la sfiducia dei mercati, ma quella dei popoli». Tutto avanza. Indietro sono rimasti Monti e Bersani. E non è una novità.