L’intervista di Berlusconi al “Secolo d’Italia” prima del black out: «O uscire dalla crisi con noi o sprofondare con la peggiore sinistra d’Europa»
L’ultima giornata prima del black out di riflessione per gli elettori è fatta di interviste, visite di parlamentari, incoraggiamenti di amici ed elettori, consultazione di sondaggi riservati e qualche momento di pausa per le medicazioni all’occhio che lo ha hanno costretto a saltare l’ultimo comizio di Napoli. Ma Silvio Berlusconi arriva al giorno “del silenzio” con la consapevolezza di aver fatto tutto il possibile, anche per convincere gli indecisi. E se gli parli di rimonta, lui ti ferma subito: «No, sorpasso, prego».
La rimonta del Pdl, fotografata dagli ultimi sondaggi prima del black out, segnalava un recupero di motivazioni soprattutto tra gli elettori di centrodestra che si erano spostati sul voto di protesta o verso l’astensionismo. Con quale messaggio ha convinto gli astensionisti?
Il messaggio è molto chiaro. Siamo alla scelta decisiva. I contendenti veri, quelli che possono vincere, sono solo due: noi, e quindi meno tasse, più crescita, più libertà, oppure la sinistra di Vendola e Bersani, la sinistra delle tasse, della burocrazia, della spesa facile. Gli elettori lo hanno capito, e infatti ormai non parlerei più di rimonta, ma di sorpasso. Certo, le ultime ore sono quelle decisive. Per questo chiedo agli italiani di riflettere bene. Il rischio è enorme, ma sono enormi anche le opportunità. Uscire dalla crisi, con noi, o sprofondare sempre di più, con la peggiore sinistra d’Europa.
Il paragone tra Grillo anti-politico e il Berlusconi dei primi tempi ha qualche fondamento o la offende?
Mi offende, perché Grillo non ha un progetto politico, è soltanto un furbo comico in disarmo che si è riciclato strumentalizzando la buona fede dei cittadini. Ho invece profondo rispetto per coloro che sono tentati dal votare per Grillo, perché esprimono una stanchezza e un disgusto nei confronti della vecchia politica che condivido perfettamente. E appunto per questo credo che a loro vada lanciato un grido di allarme: se guardiamo i programmi di Grillo, al di là delle invettive, troviamo i contenuti della vecchia sinistra extraparlamentare, ribellista, anti-tutto, e soprattutto anti-capitalista e anti-occidentale. I candidati “grillini”, cioè la classe dirigente del movimento, sono per gran parte imbevuti di questa ideologia da centri sociali. Il fenomeno Grillo, al di là delle invettive e degli aspetti pittoreschi, non è affatto politicamente neutro. È un fenomeno marcatamente di sinistra, anche se a parole lo negano. Coloro che pensano di votare Grillo semplicemente per dare uno schiaffo a una classe dirigente che per larga parte se lo merita, devono tenere ben presente questo.
Con Monti non c’è davvero nessuna possibilità di collaborare, dopo il voto, ricostituendo un governo di moderati? L’ostacolo è più Casini o la Merkel?
Casini è troppo poco rilevante per essere un ostacolo per qualsiasi cosa. E quando alla signora Merkel, non è certo lei a dettare l’agenda politica italiana. O meglio, detta quella di Monti, probabilmente, ma non la nostra. Ciò detto, Monti dopo le elezioni si prepara a collaborare con la sinistra. Vorrà dire che faranno l’opposizione insieme.
Se il centrodestra dovesse perdere, lei resterebbe a fare il leader dell’opposizione, magari nella prospettiva, probabile, di un rapido ritorno alle urne?
Il centrodestra vincerà. E io ci sarò fino a quando la rivoluzione liberale non sarà compiuta.
Un’indicazione sulla composizione di un futuro governo di centrodestra potrebbe risultare interessante per gli elettori. Ci può anticipare qualche nome della società civile e del mondo dell’economia che potrebbe chiamare al governo, al di fuori dalla politica?
Ogni cosa a suo tempo. La lista dei ministri la porteremo al Capo dello Stato. C’è però un nome che posso anticipare fin d’ora: un esponente piuttosto conosciuto che ha un certo passato nel mondo dell’impresa. Si chiama Silvio Berlusconi, e farà il ministro dell’Economia e dello Sviluppo.
C’è un “tecnico” di Monti che le farebbe piacere avere in squadra?
Stimo molto il Ministro degli Esteri, Terzi. Lo dico nonostante un grave errore di politica internazionale commesso dall’Italia negli ultimi mesi del governo Monti: quello di aver votato all’Onu contro Israele, a favore dell’ammissione senza condizioni dello Stato Palestinese come osservatore. Sono contrarissimo a quella scelta, che però non è dipesa dal ministro degli esteri, ma direttamente dal presidente Monti, senza fra l’altro consultare il Parlamento italiano, che in passato aveva dato un’indicazione nettamente contraria.
L’elettorato di destra che arriva al Pdl da anni di militanza e di consenso ad An avverte oggi più che mai l’esigenza di una rappresentanza politica forte nel Pdl, che conosca ed esprima anche la sua storia. Ha ancora un senso politico quel progetto iniziale di un partito dalla duplice anima, “liberal” e sociale?
Intanto preferirei dire “liberale” in italiano. Non per sciovinismo, ma perché la parola “liberal” in senso anglosassone ha un significato molto diverso. Significa progressista nel senso deteriore del termine, per esempio in materia di diritti civili. Per venire alla domanda, io credo che la tradizione di destra democratica, nazionale e sociale sia una delle componenti fondamentali del centrodestra. E da quella storia vengono donne e uomini di grande valore, che sono essenziali al nostro progetto. Donne e uomini che hanno sempre avuto il coraggio delle proprie idee, che hanno saputo testimoniarle anche in anni nei quali farlo era pericoloso, condannava all’isolamento, all’emarginazione politica e talora anche all’aggressione fisica. È un patrimonio prezioso, del quale il centrodestra non può ovviamente fare a meno. Però sinceramente non mi piace parlare di due anime: preferisco pensare a un progetto culturalmente più ambizioso. Un progetto nel quale queste storie si fondano, trovino una sintesi comune nuova e originale, che guardi al futuro, pur avendo ciascuno l’orgoglio del proprio passato. Credo che la centralità della persona, inserita nel contesto sociale in cui vive, sia il fondamento sul quale questa sintesi si può basare.
Ha voglia di tuffarsi di nuovo in una dura campagna elettorale per sostenere la candidatura di Alemanno a sindaco?
Ovviamente sì. Alemanno merita la riconferma, e la otterrà. Io naturalmente sarò al suo fianco.
Ultima curiosità: secondo lei Sanremo e Crozza hanno spostato voti? E verso chi?
Nonostante le intenzioni dei loro autori, forse sono riusciti a far capire agli italiani cos’è la televisione davvero di regime, quando è la sinistra a gestirla. E quindi a capire quante menzogne sono state dette su Mediaset e sull’uso che ne avrei fatto negli anni. Quindi alla fine non ci ha fatto male. Ma rimane uno scandalo nazionale il fatto che la televisione pubblica, che paghiamo tutti, sia utilizzata così, a pochi giorni dalle elezioni, e nel suo programma forse più importante dell’anno.