Monti ha paura del web e balbetta sul suo passato, sui poteri forti e sulla Goldman Sachs
Se n’è accorto. E questa è già una notizia. Dopo più di un anno ha capito che può anche essere un uomo potentissimo, ma se inciampa (e lui è inciampato tante volte) viene bersagliato da Facebook, dai link, dalle vignette, dalle foto taroccate. Dio perdona, internet no. Monti l’ha scoperto ora, in questo rush finale della campagna elettorale, e non sa come venirne fuori. Lo chiamano in causa per i poteri forti, la massoneria e il club Bilderberg. E lui: «Quello che fa pensare è il seguito che ha sul web». Proprio per questo, in un forum dell’Ansa, parla del suo passato di consulente della Goldman Sachs senza mai citare il nome della banca. Gli serve un’immagine più umana per rosicchiare qualche voto, dopo le delusioni che arrivano dagli ultimi sondaggi, e il suo amore per il cagnolino s poco si concilia con il fatto di essere uno degli uomini più potenti del mondo. Perché il gruppo Bilderberg, lo voglia ammettere o meno, è lo strumento con cui le oligarchie finanziarie impongono le loro politiche agli Stati. Monti allora rilancia: «Non è una setta segreta, ma magari qualche politico ci andasse, ci aiuterebbe ad uscire dall’isolamento politico e culturale». Un modo come un altro per riconoscere che proprio lì vengono prese molte delle decisioni che contano e che gli italiani spesso le hanno subite, con tutto quello che ha potuto significare in termini di attacchi sui mercati, di spread e di aumento dei tassi d’interesse. Del resto, non è un mistero che questo club di economisti e uomini della finanza si riunisce periodicamente per esaminare la situazione economica mondiale, con l’obiettivo evidente di farla evolvere secondo i propri desideri. E Monti che cosa rappresenta in questo consesso? Il Professore non lo spiega, ma non nega neppure di aver partecipato a degli incontri. Quali e in quale occasione non è dato sapere. Comunque rende noto che non considera le lobby qualche cosa da evitare a tutti i costi. E, in ogni caso, di tanto in tanto anche altri italiani si sono seduti a quel tavolo. Chi? Lilli Gruber, per esempio. E c’è da credergli, solo che ad ogni tavolo che si rispetti ci sono sempre i titolari e i comprimari ma c’è chi prende le decisioni e chi le subisce.