Monti si rifugia in calcio d’angolo: «Se vince Berlusconi lo spread torna su…»
Torna lo spread usato come una clava. Ad usarla è un ex premier a corto di proposte concrete ma molto “carico” di fiele: «Se si votasse domani e la comunità finanziaria internazionale valutasse il programma di Berlusconi così come si sta configurando, immagino che qualche increspatura nei tassi di interesse potrebbe esserci». Mario Monti dai microfoni di Rtl 102.5 attacca come può. Ma, gli ricorda Beatrice Lorenzin, “fare il tifo per lo spread è come farsi fare la campagna elettorale dagli speculatori stranieri”. Che l’attacco sia la miglior difesa è una linea tattica che può andar bene per una squadra di football ma diventa inaccettabile in politica, tanto più per il bocconiano Mario Monti. Le proposte di Berlusconi sull’Imu e le tasse volte a ricreare un rapporto di fiducia tra i cittadini e lo Stato hanno mandato la domenica di traverso al premier uscente. Evidentemente è difficile rispondere nel merito dei contenuti, visto che preferisce rispondere con rigurgiti di bile. Primo, secondo lui il Cav è un corruttore: «Se vogliamo è un voto di scambio, ma anche un tentativo simpatico di corruzione: io ti compro il voto con dei soldi e i soldi sono dei cittadini». Così Mario Monti dai microfoni di Rtl 102,5. Reazione scomposta e un po’ di coda di paglia. Berlusconi aveva dichiarato che «qualsissi imbecille può alzare le tasse», riferendosi a una realtà abbastanza evidente, ossia che non serve una laurea in economia per capire che tagliando si risparmia, visto che in economia domestica siamo tutti più o meno ferrati. Era lecito attendersi che i tecnici non trattassero il bilancio dello Stato con le stesse tecniche. Monti si affretta a dire di non essersi sentito «toccato» dalle accuse di Berlusconi; ma poi ci ritorna sopra, affermando: «Io sono ancora più imbecille perché ho dato attuazione ad aumenti di tasse in gran parte già decisi da Berlusconi». Poi va proprio fuori dal seminato entrando nel surreale e se la prende con tutti i partiti, come ultimamente gli capita di fare: «Se vogliamo ancora sostenere con il voto dei partiti che sono su piazza da molto tempo, che per vent’anni hanno fatto sì che l’Italia crescesse meno degli altri e che hanno combinato un bel disastro per cui hanno dovuto chiamare un professore al governo, beh le cose non si metteranno tanto bene».