Perché gli italiani tornano da Berlusconi
Prendendo in considerazione il sondaggio di Piepoli pubblicato dal Messaggero vediamo che la risalita dei consensi per il Pdl non si arresta. Secondo le rilevazioni si tratterebbe addirittura di quattro punti in tre settimane. Questo significa che Berlusconi sta recuperando i consensi che aveva perduto da quando era al governo e che le campagne giudiziarie e giornalistiche contro di lui, lo spread e il bunga bunga, non hanno lasciato tracce profonde nel suo elettorato di riferimento, che sono gli italiani che si pongono problemi concreti e quindi semplici e cercano risposte semplici. Le tasse e la disoccupazione sono gli argomenti principali della campagna, mentre lo spread, cavallo di battaglia e brand di Monti, ha ormai stufato, malgrado il tentativo terroristico degli ultimi giorni che vuole sostenere nuovamente che il solo fatto che Berlusconi stia crescendo nei sondaggi faccia crollare i mercati. Sulle promesse di diminuire le tasse Berlusconi puo essere considerato inaffidabile ma certo più credibile della sinistra – che ha le tasse nel suo Dna – o di Monti, che prima le ha messe e ora dice che le toglierà. Sull’occupazione Monti è ormai marchiato dalla riforma Fornero e puo essere facilmente indicato come responsabile della chiusura di centinaia di imprese e a poco vale ormai il giochino di dire che la crisi è colpa di chi c’era prima. Bersani dice che l’occupazione sarà la priorità, ma il suo linguaggio come le sue ricette restano fumosi. Berlusconi dice che se le aziende assumono un giovane gli costerà zero tasse, come se fosse in nero. E questo si capisce, invece. Con la rimonta di Berlusconi si registra anche un ritorno del bipolarismo, che tutti hanno dato per seppellito almeno nell’ultimo anno. Questo – mi dispiace ma devo dirlo – dimostra che le analisi di un piccolo giornale come il nostro sono state le piu corrette e lucide almeno da quando è entrato in crisi il governo Berlusconi. Daltronde avevamo anche scritto piu volte quanto fosse inutile sforzarsi a immaginare il dopo Berlusconi fintanto che Berlusconi è in vita. La sua nuova “salita” in politica ha infatti ripolarizzato l’elettorato e gioca anche a sfavore delle liste minori che lo sostengono, che vengono vampirizzate dalla lista madre. Le liste hanno confermato un altro tratto da noi sempre sottolineato di Berlusconi e cioè la sua idiosincrasia per la forma partito e la sua diffidenza per il Parlamento e chi vi siede, magari con velleità di protagonismo e indipendenza. Si è registrata nel campo della comunicazione politica anche una rivalsa del piccolo schermo, arma storica della sua prima affermazione, nei confronti del web, che con esterofilia tutta italiana era stato dichiarato trionfante dai soliti editorialisti a la page. Gli italiani sono ancora teledipendenti, ancor più di quanto siano legati al web, che resta uno strumento di protagonismo e di sfogo più che una fonte di orientamento politico. La massa di informazione che viene messa in circolo produce pregiudizio e confusione più che dare indirizzi e risposte. Quindi, Berlusconi comunicatore ri-vince su tutto e su tutti. Resta il nodo problematico del Berlusconi politico. La comunicazione c’è in campagna elettorale ma, misteriosamente, ogni volta che è poi andato al governo la comunicazione con gli elettori si è’ interrotta. Berlusconi teme il protagonismo dei ministri e pensa che il partito sia una zavorra che purtroppo tocca avere perché cosi vanno le cose, ma non sa a cosa serve. Quindi quando poi vince cominciano i guai (soprattutto per lui). Il non-partito che potenzia col suo traino produce sui territori solo comitati di affari, spesso con una logica da prendi i soldi e scappa, perché tutti i ras che parassitano il suo successo sono consapevoli che qualunque cosa costruisca Berlusconi esiste solo fin tanto che c’è Berlusconi. Ma questo è chiaro anche ai suoi nemici che vedono in lui un uomo solo e sono convinti che mettendo lui nell’angolo non esiste una struttura o un partito che possa proteggerlo o alleggerire la pressione condividendone le responsabilità. Tolto di mezzo lui, ritengono, del suo centrodestra nulla resterà.