Rilanciamo l’economia sottraendo gli investimenti virtuosi ai vincoli del patto di stabilità

18 Feb 2013 17:57 - di Gianni Papello

Specie in un periodo di crisi come questo è quanto mai necessario che si adottino tutte le misure per sostenere l’economia reale (impresa, manifatturiero, servizi reali  etc) anche e soprattutto rispetto a quella virtuale di tipo finanziario.

È altrettanto evidente che se non si innescano dei meccanismi per aumentare la liquidità sul mercato e la capacità di spesa pubblica, dalla quale discende in cascata quella privata sarà molto difficile, per non dire impossibile creare il famoso circolo virtuoso che porti alla produzione di ricchezza e benessere.

Certamente peró i bilanci degli stati sono in questo momento stremati dal prolungarsi della crisi. L’enorme mole di denaro che hanno investito per salvare i sistemi bancari e per garantire pace sociale oggi li ha lasciati di fatto senza risorse per rilanciare l’economia. Questa situazione, era già prevista da molti analisti internazionali già all’inizio della crisi  ma sembra cogliere inerti i governi europei. Gli USA rispondono  con una politica di svalutazione del dollaro e probabilmente con la stampa di cartamoneta. La UE al contrario sembra schiava del folle progetto tedesco di congelare i bilanci (degli altri!!) e passa, con una politica che al buonsenso non può che apparire suicida,  dal vincolo di Maastricht a quello ben più stringente del pareggio di bilancio!

Senza entrare nel merito di questo argomento, che sarà  oggetto di altro intervento, non possiamo che rimarcare come La schiavitù imposta dalla Germania alla  UE a favore del sistema finanziario sia sempre più evidente. Le enormi risorse destinate dalla BCE alle banche per il rilancio dell’economia sono state usate da queste solo per sostenere i propri bilanci comprando titoli di stato a interesse per loro conveniente rispetto a quello pagato alla BEI, senza alcun aumento del credito a favore delle imprese.

Se non vogliamo lasciare affondare la barca Europea è ormai tempo che i governi si impegnino davvero e da subito a rilanciare l’ economia reale.

Resta il fatto che i bilanci dei governi e di conseguenza degli enti locali sono inchiodati dai vincoli di pareggio  e dal patto di stabilità. Questo vincolo, comprensibile ai fini della stabilità del sistema, diventa peró, per determinate categorie di interventi, una limitazione cieca ed indiscriminata che impedisce di liberare risorse o di creare ricchezza. La cecità con cui  il burocratismo Germanico Europeo blocca lo sviluppo è davvero imbarazzante.

Il principio che si deve affermare è che gli investimenti non sono tutti uguali e non conseguono tutti le stesse finalità. Ci sono investimenti che hanno come fine esclusivo la creazione di risparmi immediati  e duraturi negli anni, alcuni dei quali anche con un pay back period  molto breve. O altri che possono generare immediatamente delle entrate tali da recuperare  in pochi anni il capitale investito.

Questi investimenti non possono essere trattati come tutti gli altri, specie in un periodo di crisi economica acuta. Dobbiamo tenere ben presente che la loro attuazione potrebbe diventare una delle vie maestre verso la ripresa economica.

Ad esempio se oggi un Comune o un altro ente pubblico avesse ( come hanno ormai tutti gli enti) necessità di investire per realizzare un risparmio ad esempio sulla spesa energetica o su quella dei trasporti e così via, o se volesse realizzare un’opera che porti delle entrate non potrebbe che rivolgersi ai privati, i quali dovrebbero accedere al credito bancario e indebitarsi a tassi elevati. In questo modo si genera un maggior costo dell’intervento nel suo complesso e quindi un minor risparmio per l’Ente Pubblico titolare dell’intervento in questione.

Ma se il piano finanziario dell’opera dimostrasse che il risparmio sulla spesa corrente negli anni ripaga l’investimento perché non consentire agli EELL o alle ASL di attuarlo e ripagarlo con la quota di risparmio conseguita?

Uno strumento di facile ed immediata attuazione per svincolare queste risorse potrebbe essere quello di “congelare” ai fini del patto di stabilità, tutti gli investimenti che generino un risparmio nelle spese correnti o un aumento delle entrate o della produttività.

Si potrebbe consentire l’accesso a mutui dedicati e la cui quota di debito sia esclusa dal patto di stabilità, da parte della CASSA DDPP. Per fare ciò gli enti interessati dovrebbero     presentare alla CASSA DDPP un piano di fattibilità economico e finanziario dal quale risulti l’effettiva entità del risparmio conseguibile sulla spesa corrente, o delle maggiori entrate, e la sua compatibilità con le rate di mutuo da pagare. La rata verrebbe pertanto compensata dal risparmio, con un immediato beneficio per le casse dell’Ente Attuatore. Ovviamente si potrebbe prevedere la canalizzazione del risparmio per pagare le rate del mutuo. In sostanza si tratterebbe di rimodulare la spesa corrente di quella determinata voce inserendovi la quota di ammortamento dell’intervento di razionalizzazione come se fosse essa stessa una spesa corrente, come già si fa oggi con la gestione dei leasing con il metodo patrimoniale.

A garanzia della serietà delle iniziative si potrà prevedere che al termine del periodo, se il risparmio o l’utile conseguito avrà ripagato per intero l’investimento non ci saranno oneri, altrimenti l’ente locale dovrà ascrivere a debito la quota non ripagata.

Pensiamo a tutti i comuni  che devono realizzare progetti di risparmio nell’illuminazione pubblica o nella gestione energetica dei propri edifici, o alle ASL che possono risparmiare sulla gestione energetica degli ospedali o alle amministrazioni che vogliano realizzare progetti di risparmio della spesa corrente con investimenti sull’informatica e sulle nuove tecnologie, o ancora investimenti  produttivi per parcheggi o ampliamenti cimiteriali o eliminazione di perdite idriche o particolari opere viarie da porre a pedaggio e così via.

Si darebbe corso, in modo rapidissimo e senza alcun costo per i bilanci pubblici, anzi con un risparmio generale, a  una enorme quantità di opere, tra l’altro di taglio medio piccolo e molto diffuso sul territorio, con una conseguente immediata creazione di ricchezza diffusa presso il settore delle PMI, settore che oggi soffre più di tutti la crisi economica.  Da un prima stima sommaria, secondo studi e stime di settore, il valore degli investimenti nel solo campo del risparmio e della razionalizzazione energetica potrebbe valere 100 MLD di € nei prossimi 8/10 anni e generare un risparmio almeno pari al 250% dell’investimento, cioè pari a 250 MLD di €; cioè con un risparmio, al netto degli investimenti, pari a 150 MLD €.  Pertanto dal punto di vista pratico le Pubbliche Amministrazioni potrebbero   attivare concretamente, al netto delle varie difficoltà operative ed attuative, almeno  10/12 miliardi di lavori all’anno per almeno cinque/sei anni e, sottolineo, con un risparmio generale di tutto il sistema pubblico. Questo risparmio potrebbe essere stimato, stando agli studi ed alle analisi sul solo settore degli efficientamenti, almeno in 7/8 miliardi anno per almeno 15 anni.

Dunque a fronte di 50/60 miliardi di investimenti si genererebbero almeno 120/130 MLD di risparmi, oltre alla ricaduta economica degli investimenti stessi. Cioè si libererebbero negli anni ulteriori risorse per un importo pari ad una volta e mezzo gli investimenti iniziali.

È veramente incomprensibile, direi quasi delittuoso, che questi strumenti non vengano attivati immediatamente.

Gli strumenti attuativi sarebbero davvero semplici e la CASSA DDPP dispone sia delle risorse, sia delle capacità tecniche e amministrative per eseguire gli adempimenti necessari.

La risposta può venire solo dalla politica, e su questo tema il prossimo governo non avrà scusanti, perché su questo argomento non ci sono davvero ostacoli e qui si gioca la rinascita del nostro Paese.

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