Compie quarant’anni “The dark side of the moon” dei Pink Floyd
Ci sono dischi che segnano un’epoca, che è impossibile circoscrivere al ristretto ambito del successo discografico. Uno di questi è sicuramente The dark side of the moon, il concept album con cui i Pink Floyd illuminarono «il lato oscuro della luna», aprendo ad orizzonti creativi e sonori che avrebbero segnato il passo delle evoluzioni musicali di là da venire. Era il marzo del 1973, il primo negli Stati Uniti, il 24 in Inghilterra, quando uscì l’ottavo lavoro firmato da una delle band che maggiormente ha influenzato la scena rock fino agli anni Novanta; un classico evergreen, i cui effetti acustici e culturali non smettono di deflagrare da quarant’anni. Un titolo “cult” registrato nei prestigiosi studi londinesi di Abbey Road, appena lasciati dai Beatles; rimasto ininterrottamente in classifica per 741 settimane, dal ’73 all’88; che ha venduto circa 50 milioni di copie, ovvero, il più grande successo commerciale dei Pink Floyd, l’album più popolare fra i loro numerosissimi estimatori e uno dei più gettonati dischi rock di tutti i tempi. Un successo immediato che mescolò alchemicamente tecniche di registrazione avanguardistiche e testi filosofici, funzionali alla scelta caleidoscopica dell’Lp basato su un’unica idea: esplorare in un album l’esperienza umana, con contrappunti di voci, suoni ed effetti acustici che rileggono con la lente musicale temi quali l’incedere del tempo, l’avidità, la morte e la follia. Disco simbolo degli anni Settanta, che avrebbe tracimato oltre il limite dell’appartenenza a un momento storico-sociale, a un genere espressivo, a una moda discografica, grazie all’incredibile qualità dei suoni – per i quali era stato sperimentato un sistema di missaggio quadrafonico – non a caso The dark side of the moon ha conosciuto decine di riedizioni: nel 1979 come laser disc, e nel 1984 quando, all’avvento del compact-disc, la emi non si lasciò sfuggire la possibilità di ripubblicarlo in occasione del ventesimo e del trentesimo anniversario, quando l’album è stato finalmente ristampato anche in vinile. Un titolo vintage mai passato di moda che, nel quarantesimo compleanno che si celebra in questi giorni, riporta al centro dell’attenzione mediatica l’intuizione creativa di Roger Waters, Dave Gilmour e compagni: la centralità di un tema universale come quello della follia, intesa come limite che ciascun individuo, spinto dalle pressioni della famiglia e della società, rischia di superare, ritrovandosi, appunto, sul lato oscuro della luna. Una riflessione rock-esistenziale che avrebbe proiettato i Pink Floyd anche oltre, in una impalpabile dimensione di intramontabilità: un traguardo raggiunto, a suon di riscontri critici e di vendite al pubblico, anche grazie ad album successivi del calibro di Wish you were here, Animals e, soprattutto, The Wall.