Dalla farsa alla tragedia, l’India smentisce Terzi: «Possibile la pena di morte per i marò»
Dalla farsa alla tragedia. L’India, dopo aver incassato il dietrofront del governo italiano sul mancato rientro dei due marò accusati di omicidio nel Kerala, ora nega anche di aver fornito garanzie al ministro Terzi sulla non applicazione, in caso di sentenza di condanna, dell’esecuzione capitale. «Il governo indiano non ha dato al governo italiano nessuna garanzia sulla sentenza che sarà pronunciata dal tribunale ad hoc istituito dalla Cortesuprema di New Delhi sul caso dei due marò italiani», ha spiegato il ministro della Giustizia indiano, Ashwani Kumar, in un’intervista all’emittente Tv Ibn, la Cnn indiana. «Come può il potere esecutivo dare garanzie sulla sentenza di un tribunale?», ha detto il ministro Kumar al giornalista che gli domandava come mai il ministro degli Esteri Salman Khurshid avesse rassicurato l’Italia sul fatto che i due fucilieri non rischiano la pena di morte. «Sarà Khurshid che è anche un avvocato a rispondere sul perché abbia detto quelle cose», ha aggiunto Kumar, smentendo clamorosamente le dichiarazioni del ministro Terzi: «La situazione si sta normalizzando, e non stiamo mandando i nostri militari allo sbaraglio, incontro ad un destino ignoto. Non rischiano la pena di morte», aveva detto il titolare della Farnesina in un’intervista a Repubblica, annunciando l’intenzione di non dimettersi. Ma il giallo prosegue, con il sottosegretario De Mistura che garantisce: «C’è un impegno scritto dell’India».