Di Consoli, autore de “La collera”: il mio Pasquale Benassìa, fascista inquieto e solitario, alla destra oggi direbbe che…
Il romanzo “La collera” (Rizzoli) è la storia di un fascista che vorrebbe essere sulfureo e che invece è buono come il pane, Pasquale Benassìa, un perdente che può permettersi solo il lusso di fumare troppo e di leggere Nietzsche. L’autore, Andrea Di Consoli, nel suo personaggio ha voluto riassumere le pulsioni della Calabria ribelle e del Sud viscerale. “Non sono di destra – spiega – però sono anticomunista…”. Il suo Pasquale si fabbrica un fascismo a proprio piacimento (“Tutti i fascisti fanno così…”, chiosa Di Consoli) dove mette orgoglio, disadattamento, depressione, la Fiat dell’ingegner Valletta, languide nobildonne, odio, e soprattutto vocazione alla sconfitta, “perché una persona che sta dalla parte della ragione è sempre squallida”. Ma è mai esistito un Pasquale così? Un fascista così? “Io – dice Di Consoli – mi sono ispirato a un personaggio reale, e l’ho rielaborato certo, come fanno tutti. Pasquale rappresenta qualcosa di molto diffuso nel Sud, un impasto di individualismo e di solitudine, di odio per lo Stato e di nostalgia di un’Italia forte, un insieme di contraddizioni riconducibile alla galassia della destra ma anche al movimento grillino, che è figlio della collera…”. Allora Pasquale Benassìa avrebbe votato Grillo? “O Grillo o Storace, chi lo sa. Del resto il fascismo fu una genialata sincretistica di Mussolini. Ci stava dentro tutto, il ritorno all’ordine con il futurismo. L’anticlericalismo e l’obbedienza al Vaticano. Dopo, il neofascismo ha fatto un’elaborazione teorica più radicale e abbiamo cominciato a capirci qualcosa…”.
Portare Di Consoli sul terreno dell’attualità politica non è difficile, ma cercare di farlo vaticinare sui destini della destra italiana non è semplice. “Proprio là vuoi andare a parare? E certo. Allora dico che non riusciamo a intenderci neanche sulla parola destra. C’è la destra nicciana, quella cattolica, quella irrazionalista, quella liberale. Io vedo nel futuro della destra una grande, sincera discussione sul pensiero conservatore, purché si tenga presente che anche il grillismo, con la sua aggressione alla globalizzazione, sta costruendo un pensiero conservatore in questo paese”. In pratica, mentre tutto il mondo si interroga sui voti che la sinistra ha regalato a Grillo, Di Consoli pensa a lunga gittata e trova che il no all’euro dell’ex comico sia addirittura un rigurgito di nazionalismo. Vogliamo tornare alla destra? “Certo, certo. La destra ha avuto il Msi, poi ha avuto An ed è diventata una forza importante. Poi si è fatto il Pdl e la destra ha visto man mano cambiare alcuni sue caratteristiche, il moralismo, il giustizialismo. Ha temuto di essere entrata in un meccanismo di dissolvimento dell’identità. Uscire dal Pdl non è servito a nulla. Le ricomposizioni, che non so se ci saranno, non so a cosa potrebbero portare. La destra non può che essere situazionista, attraversare cioè una lunga stagione di lacerazioni e contrapposizioni. Bisogna accettare questa stagione di caos e di rimescolamento di verità. La destra è una grande galassia letteraria prima di ogni altra cosa, in queste sue pose risentite e provocatorie c’è molto di letterario, anche in questo suo porsi dalla parte dei vinti. La destra può interpretare la ragione viscerale contro la ragione razionale, quando si dice che Berlusconi parla alla pancia del paese lui non fa altro che fare questo”.
E la sinistra? “Il Pci per esempio schifò la rivolta di Reggio e da allora i comunisti non hanno più capito il Sud, non ne hanno più compreso la collera. Noi non siamo la Svizzera, siamo un popolo tellurico, siamo il popolo dei campanili, della frantumazione. La sinistra vuole solo il benessere degli impiegati e dei sindacati, la sinistra ambisce solo a rappresentare la popolazione degli onesti che delega tutto allo Stato. Le maestrine, i docenti… Dov’è la ragione viscerale? La sinistra è quella che osanna Benigni che esalta la Costituzione. Ma che cosa direbbe il nostro Pasquale Benassìa, che odia le ipocrisie, a uno come Benigni?”. Già, che gli direbbe? “Gli direbbe che la Costituzione è bella ma per applicarla serve un altro sistema economico, il contrario del sistema che i comunisti difendono. La sinistra non è letteraria, la sinistra è razionale. Il futuro della destra invece è quello di fare sintesi tra le diverse anime letterarie e dunque creative di questo paese. Per costruire uno straordinario romanzo italiano…”.