I grillini come il Msi di Almirante? È un paragone assurdo
Il giornalista di Libero Franco Bechis, raccontando a Omnibus la prima giornata della XVII legislatura, si è lanciato in un paragone bizzarro: i grillini, ha detto, “sono un po’ gli appestati del 2013, come era il Msi di Almirante”. Parallelismo azzardato o in qualche modo fondato? Di certo la carica antisistema del Movimento 5 Stelle ricorda da vicino quella che Giorgio Almirante chiamava la lotta alla partitocrazia, per non parlare dello slogan dei giovani ribelli di quell’area. mutuato dalla rivolta di Reggio del luglio 1970: “Boia chi molla è il grido di battaglia, contro il sistema la gioventù si scaglia”. Nello scagliarsi, però, emergono le differenze perché i missini antisistema apparivano più tumultuanti e bellicosi dei grillini che vanno in aula con l’apriscatole, nonostante Giuliano Ferrara, partecipando alla trasmissione In Onda, li abbia bollati come “pericolosi rivoluzionari”. Torna l’accusa di squadrismo, dunque, anche se nel caso di Grillo possiamo al più parlare di “squadrismo digitale”. Ma se il gioco delle analogie favorisce gli accostamenti va pur detto che l’atteggiamento nei confronti della pattuglia dei parlamentari missini era totalmente differente. Mentre i giornalisti corteggiano Grillo e i suoi eletti, deputati e senatori della Fiamma non godevano certo di questo privilegio. Mentre tutti i partiti cercano i voti di Grillo e dei suoi eletti, lo stesso non avveniva per i voti del Msi, grazie alla teoria dell’arco costituzionale. Profondamente differente, infine, il ruolo storico delle pattuglie parlamentari, quella missina e quella grillina: la prima sanciva l’esistenza di un’area irriducibile alle ideologie vincenti del dopoguerra. La seconda sancisce la distanza tra i cittadini elettori e le istituzioni, con implicazioni importanti, cioè la prevalenza della democrazia di controllo e di denuncia su quella parlamentare e istituzionalizzata. I missini sono stati i veri “impresentabili” del sistema. I grillini erano presentabilissimi prima ancora di farne parte. Corteggiati e vezzeggiati perché vincenti, interpreti di un neoconformismo trendly. I missini, invece, erano i perdenti per antonomasia, e in fondo in quel ruolo ci stavano pure bene, si accontentavano di nascondere questa realtà dietro il paravento retorico della “nobiltà della sconfitta” o, meglio, dietro lo slogan consolatorio “molti nemici molto onore”.