I tedeschi (e il Ppe) scoprono che la minaccia non è il Cav ma il “mostro” creato da loro
«Berlusconi oggi ha 76 anni, con una faccia da zombie e capelli altrui trapiantati sulla testa. Il suo governo ha danneggiato l’economia, portandolo lo stato sulla soglia della bancarotta. Ha avvelenato moralmente l’Italia, rendendo accettabili socialmente il lavoro nero e l’evasione fiscale, comprando poi gli elettori con regalie fiscali o amnistie per chi frodava il fisco o i regolamenti edilizi. Ora ci prova di nuovo, e tutta l’Europa si chiede: ma gli italiani possano ancora votare il politico che ha causato la maggior parte dei suoi pasticci?». Così scriveva il 16 gennaio scorso Der Spiegel, il settimanale più venduto in Germania, da sempre in posizione-tappetino sulle tesi della Merkel. Oggi, a distanza di soli due mesi, quello zombie con i capelli trapiantati che minacciava l’euro sembra essere diventato un angioletto biondo rassicurante, come un puttino di un arazzo di Raffaello. Perché ora i tedeschi hanno scoperto Beppe Grillo. E si sono resi conto che la minaccia era un’altra, covava, in fasce, nutrendosi del loro disprezzo per gli italiani. «Beppe Grillo è l’uomo più pericoloso d’Europa», titola lo Spiegel online, riversando sul comico genovese tutte le accuse che fino a ieri aveva snocciolato per il nemico della Merkel, il Cavaliere. Che oggi ai tedeschi deve apparire come un possibile salvatore della Patria e dell’Europa, visto il ricatto politico nel quale è precipitata l’Italia grazie alle politiche ciecamente rigide imposte dalla cancelliera tedesca e alla demonizzazione del precedente governo, che nel bene o nel male si muoveva nel segno dell’euro e del fiscal compact. L’ossessione antiberlusconiana dei tedeschi e gli ostacoli posti sul cammino di un’alleanza tra i moderati italiani, con Monti e Berlusconi insieme, hanno generato il mostro politico di Beppe Grillo, un Leviatano virtuale che s’ingrossa di populismo anti-europeista e con il quale forze autorevoli e rappresentative come il Pd sono costrette a trattare praticamente in ginocchio. Un errore “mostruoso” di valitazione, quelle delle cancellierie europee, che favorirono l’operazione antipolitica di azzeramento della classe dirigente italiana per dare spazio ai tecnici ortodossi e ligi ma incomprensibili agli italiani. Oggi perfino il Ppe sembra accorgersi che il male minore, perfino per la Merkel, era l’antipatico Berlusconi. Lo ammette perfino Casini, ammazzato dagli elettori in Italia ma resuscitato al vertice europeo dei Popolari: «Sì, qui c’è preoccupazione per Grillo». Guarda caso, stamattina, a parlare al telefono con il presidente del Ppe Martens, quello che aveva cercato di tirare la volata a Monti, c’era Silvio Berlusconi, in veste inedita di pompiere, di statista di buon senso, di europeista convinto. E di argine del grillismo. E Monti? Era al pre-vertice del Ppe. Ma la cosa pare non abbia destato grande interesse.