Il Quirinale alla Goldman Sachs?
Il governo tecnico di Monti era un’operazione “prendi i soldi e scappa”. Come per quella del governo Amato e dei vari governi Prodi. La Goldman Sachs, nei momenti frequenti in cui l’Italia perde la bussola, richiama tutti i suoi stipendiati che occupano i potericchi italiani e avvia una fase di saccheggio. Si commissaria la politica, si ingessa il Parlamento, si imbavaglia la piazza e con la complicità dei giornali delle banche e delle banche stesse si prendono gioielli dal patrimonio pubblico e si svendono. La Goldman fa il suo lavoro -e cioè il consulente, il facilitatore e il mediatore d’affari – e incassa su ogni passaggio di vendita e di acquisto. E poi distribuisce le briciole ai suoi agenti locali che hanno permesso le operazioni. Si tratta di un giochino che in Italia si può fare a ripetizione, perché al contrario di quanto cerchino di farci credere per seminare il panico e far abbassare la vigilanza, noi non saremo mai a rischio Grecia, perché siamo una’economia produttiva solida e con le spalle larghe. Il fallimento del governo Monti è stato soprattutto nei confronti dei suoi dante causa, che finora non hanno visto una lira, aspettandosi miliardi di euro. Grillo è un fastidioso intoppo nell’ingranaggio, ma gli analisti della Goldman hanno già capito che si tratta di un fenomeno che rischia di sgonfiarsi come una bolla speculativa nel giro di pochi mesi. Semplicemente perché è quello che Casaleggio produce: un video gioco, una realtà virtuale, un facebook della politica, fatta di nicknames e avatar anziché di gente vera. I governi vanno e vengono, le alleanze si sfasciano, le maggioranze variano. All’orizzonte l’unica istituzione che ha una tenuta che va oltre la confusione del momento è la presidenza della Repubblica, che dura sette anni. Incassata quella ci si può ritirare sul Colle – come Epicuro – e guardare le forze politiche che si scannano, i tribuni e i Masaniello che si sgolano. Il Pd è il partito più Goldman Sachs d’Europa e Mps era una corridoio di trasmissione. I dipendenti Goldman hanno vari ruoli e vari abiti: c’è quello che fa il burocrate grigio, quello che strizza l’occhio alla destra liberista, il liberista di sinistra e così via. Un uomo per ogni stagione. E anche l’usato in tempi di confusione va bene. Per questo gira da così tanto tempo il nome di Romano Prodi, che ha addirittura aperto la campagna elettorale sotto braccio a Bersani. Sarà Prodi la carta della Goldman per mettere il guinzaglio ad una Italia irrequieta, che si azzanna da sola, morde la mano che gli dà da mangiare e abbaia alla luna. Un guinzaglio lungo sette anni, che permetterà agli italiani di correre intorno fino a sfiancarsi, per poi tornare con la coda tra le zampe e le orecchie basse a mangiare il pappone che gli darà il padrone.