L’antichità immaginata: una mostra sulla Yourcenar e sull’itinerario creativo delle “Memorie di Adriano”
Inaugurata ieri e fino al 3 novembre, sarà ospitata a Villa Adriana la mostra “Marguerite Yourcenar. Adriano, l’antichità immaginata”, una rassegna che ripercorre il work in progress delle famosissime Memorie attraverso l’esposizione di carteggi, foto d’epoca, sculture e incisioni. La mostra è accompagnata da un volume di saggi edito da Electa che riunisce i contributi di studiosi (molti appartengono alla Société Internationale d’Etudes Yourcenariennes) che approfondiscono i temi della mostra.
La scintilla tra la grande scrittrice e Adriano scocca già quando lei undicenne ne contempla il busto al British Museum e si intensifica quando visiterà Villa Adriana, nel 1924, insieme al padre. Ma solo nel 1949 il progetto del romanzo prende forma e il mito rivive nella narrazione ispirata dalle rovine della Villa che la Yourcenar tornò poi spesso a visitare. “Avevo preso l’abitudine di scrivere ogni notte quasi automaticamente il risultato di queste lunghe visioni provocate, durante le quali mi inserivo nell’intimità di un altro tempo”. In mostra a Villa Adriana anche l’abatjour su cui la scrittrice incollò l’inizio della celebre poesia che chiude il suo romanzo: “Animula vagula blandula…”. L’apostrofe dell’imperatore alla sua anima “Piccola anima smarrita e soave, / Compagna e ospite del corpo, / ora t’appresti a ascendere in luoghi / incolori, ardui e spogli, / ove non avrai più gli svaghi consueti. / Un istante ancora / Guardiamo insieme le rive familiari, / le cose che certamente non rivedremo mai più… Cerchiamo di entrare nella morte ad occhi aperti”.
L’amore della scrittrice per il mondo classico traspare inoltre dalla collezione di cartoline di arte antica che è esposta nella mostra assieme ai taccuini con le varie stesure delle Memorie e i carteggi con la traduttrice italiana, Lidia Storoni Mazzolani. Per ricostruire la genesi del capolavoro di Yourcenar le curatrici Elena Calandra e Benedetta Adembri si sono ispirate soprattutto ai suoi viaggi, itinerari da cui traeva i materiali di una prodigiosa narrazione, grand tours sui quali rifletteva appartata sotto il leccio a lei caro di Villa Adriana. «A cercar di comprendere, certo, ma non tutti sono obbligati a comprendere, né a comprendere tutto. Ci sono dei campi, come la religione o la poesia, che devono restare oscuri. O abbaglianti, che è lo stesso»