Larghe intese, governo di scopo e subito al voto. Toccherà a Barca?
Dallo stallo alle stalle. Quello descritto da Bersani, per evitare di definire “fallito” il suo tentativo; quelle nelle quali quali la classe politica si rinserra incapace di trovare uno sbocco ad una delle più gravi crisi politiche. L’assenza di visione da parte di chi dovrebbe provvedere a dare un governo al Paese, sia pure nelle presenti difficilissime circostanze, è preoccupante. E dimostra tutta l’inanità di un personale partitico inadeguato a fronteggiare l’emergenza che ci sovrasta. Inutile dire che lo “stallo” bersaniano, che prelude ad una sua fuoriuscita dalla partita che si sta giocando, a meno di non voler “suicidare” la democrazia italiana, apre la strada agli speculatori, all’aggressivvità dei mercati, alla fuga degli investitori, alla sfiducia degli italiani. E tutto perché un vanitoso leader dimezzato, frutto delle logiche di un vecchio apparato partitico, si è messo in testa di fare il premier. Forse un sogno infantile, creduto a portata di mano fino a pochi giorni prima delle elezioni, che poi si è rivelato un incubo infernale.
Per Bersani non c’è più posto e se dovesse insistire, ma confidiamo nella saggezza di Napolitano che lo stopperà rimandandolo a Bettola dove potrà meditare sui suoi moltissimi errori, creerebbe una situazione difficilmente arginabile nelle logiche di una corretta dialettica democratica. Non lo dice Bersani, ma sa bene che metà del suo partito lo ha scaricato, che Monti non lo appoggerà mai, che il sostegno “occulto” della Lega si è affacciato nelle sue disperate fantasie, che il Movimento 5 Stelle gli ha dato il ben servito innumerevoli volte, quanto più si sentiva assediato dai corteggiamenti bersaniani, il Pdl – dileggiato e addirittura additato come il “nemico” al punto di pretendere l’ineleggibilità di Berlusconi – non ci pensa proprio a cavargli le castagne dal fuoco. Cos’altro deve tentare?
Da quello che potrebbe diventare l’anno zero della Repubblica se ne esce, parzialmente e momentaneamente, soltanto in un modo. Prendendo atto dell’impossibilità della formazione di un governo politico ed omogeneo e dando, di conseguenza, vita ad un esecutivo di larghissime intese, nel quale, con le modalità che riterranno più opportune, confluiscano tutte le forze parlamentari disponibili (dunque, senza i grillini). Un governo di scopo, come si dice, per fare poche cose, ma essenziali: fronteggiare la crisi con gli strumenti adatti ed evitare all’italia un destino cipriota o sloveno; restituire i soldi della Pubblica amministrazione alle imprese ed agli enti locali; tenere i conti in ordine per non vanificare i sacrifici degli italiani dell’ultimo anno; varare una legge elettorale che permetta di avere, un minuto dopo lo svuotamento delle urne, una maggioranza ed una opposizione. Il ché significa tornare al Mattarellum o adottare il doppio turno di collegio alla francese. Tertium non datur.
Poi, ovviamente, il voto. Verosimilmente, tenendo conto della presentazione alle Camere del Documento di programmazione economica e di altri atti “dovuti”, lo scioglimento da parte del nuovo presidente, che si insedierà entro la fine di aprile e nominerà presumibilmente il governo nella prima settimana di maggio, non potrà che avvenire alla fine di agosto in modo da permettere di indire le elezioni ad ottobre. In tal modo il nuovo esecutivo potrà varare, senza perdite di tempo e, soprattutto, senza rischiare l’esercizio provvisorio che sarebbe una catastrofe, la legge di stabilità.
Tutto dipenderà da come andranno le cose nelle prossime ore. Abbiamo fiducia in Napolitano. Riteniamo che non asseconderà Bersani e sceglierà una personalità vicina al Pd, ma non sgradito al Pdl e a Scelta Civica. Azzardo: protrebbe essere Fabrizio Barca il cui comportamento come ministro è stato ineccepibile.
Poi si aprirebbe la partita del Quirinale e qui, se si tolgono dal campo i vari Prodi, Zagrebelski, Rodotà, c’è la possibilità di trovare un inquilino che sia veramente garante e, dunque, votato a larghissima maggioranza.
Altro scenario non riusciamo a scorgere. Potrà generare mal di pancia questo delineato, ma non si governa con la fantasia. E, soprattutto, per fare un esecutivo che mandi il Paese a votare con una decente legge elettorale, perfino qualche colica può essere accettata. Bisogna fare presto. E’ indispensabile archiviare questa legislatura nata nel peggiore dei modi. E’ la diciassettesima: con tutta evidenza non porta bene.