Marò, Terzi si dimette e accusa Monti: «Non mi ha ascoltato». E in aula il Pd pensa a corteggiare i grillini…
«Il ministro è basito. Non ne sapevamo nulla. Nessuno ne sapeva nulla». Un autorevole personaggio dello staff di Gianpaolo Di Paola, titolare della Difesa, ascolta dalla tv in Transatlantico l’annuncio delle dimissioni di Giulio Terzi. “Incredibile”, commenta. E la faccia vitrea del ministro Di Paola, inquadrato in quel momento al fianco del titolare della Farnesina, conferma la sorpresa assoluta dei membri del governo Monti. In pochi minuti l premier, gelato in aula da Terzi con frasi quasi sprezzanti (sotto gli occhi della moglie di uno dei due marò che urla “riportate a casa mio marito!”) finisce da solo sul banco degli imputati per i pasticci commessi nella drammatica vicenda dei militari italiani accusati di omicidio in India. Tutto accade in pochi minuti. «Da ministro ho espresso serie riserve alla repentina decisione di trasferire in India il 22 marzo i due marò, ma la mia voce è rimasta inascoltata», dice il responsabile degli Esteri, al termine della ricostruzione della complessa vicenda. Piccola pausa, poi riprende: «Ho aspettato di farlo qui in Parlamento per esprimere pubblicamente questa mia posizione: non posso più far parte di questo governo». E si siede, sollevato, accolto dalla freddezza dei grillini e del Pd e gli applausi del centrodestra, che da tempo considera Monti l’unico responsabile del ritorno in India dei due marò. Terzi aveva provato a trattenerli qui, non fu ascoltato. Oggi s’è dimesso, coerentemente, ma nella sorpresa generale. Dopo di lui, un attonito ministro della Difesa interviene, e non può che prendere atto della decisione del collega ma continua a difendere il governo e quella decisione di riportare i marò in terra straniera. «Io ho controllato le emozioni per senso di responsabilità, facile dimettersi ora», dice, senza alcuna autocritica. Tra i banchi del Parlamento, il primo a parlare, con voce rotta dall’emozione, è il capogruppo del Pdl Renato Brunetta, che chiede la sospensione della seduta, poi prende la parola Ignazio La Russa, che chiede al premier di venire in aula: «Dopo quanto successo, con le dimissioni del ministro Terzi, che appaiono sostanzialmente in polemica rispetto a una decisione del governo, il dibattito in aula non va concluso ma semmai sia arricchito dalla presenza del presidente del Consiglio». Il presidente, Laura Boldrini, annuncia poi che Monti riferirà domani alla Camera. «Il ministro degli Esteri si è dimesso, quello della Difesa si è scusato. Speriamo che Monti sia assolutamente chiaro perché il fallimento della credibilità internazionale è sotto gli occhi di tutti. Ma apprezziamo il gesto coraggioso e di dignità del ministro degli Esteri», dice ancora il segretario del Pdl Angelino Alfano. Una posizione molto critica verso il governo, condivisa anche dal Pd, con Lapo Pistelli che parla di “8 settembre dell’esecutivo tecnico” ma trova anche il modo per prendersela con il predecessore di Di Paola, La Russa, e invita la destra a non ragionare solo sulla base di “Finmeccanica e Chuck Norris”. Sì, ha detto proprio Chuck Norris, lo stereotipo che la sinistra utilizza da sempre per sfottere quelli di destra e poi perdere le elezioni, ovviamente. Forse non era il momento di scherzare, ma c’è di più. Il pomeriggio di fuoco prosegue con i grillini che chiedono, con toni surreali, che il governo metta on line le prove dell’innocenza degli italiani, il Pd li applaude, loro applaudono quelli del Pd quando attacca la destra. Come al solito, anche una tragedia finisce in farsa, quando c’è da fare un governo.