Riecco i “nipoti di Marx”: usano il linguaggio di 40 anni fa ma in… giacca e cravatta
Nostalgia canaglia. Per i nipoti di Marx la nostalgia diventa ancora più canaglia quando scorrono le immagini della “fantasia al potere”, dei movimenti studenteschi, degli slogan scippati alla Parigi in rivolta. Gli ex della “lotta dura senza paura” ripensano col magone al Sessantotto, agli anni ’70, alle stagioni della contestazione giovanile e dell’autogestione, la classe operaia in paradiso, i fascisti “carogne tornate nelle fogne”, avanti popolo alla riscossa e bandiera rossa la trionferà. Sono in duemila a rimpiangere quei tempi. Tanti infatti sono stati i partecipanti alla manifestazione di Lotta comunista che si è svolta nel salotto buono di Genova, il teatro Varlo Felice, simbolo della borghesia cittadina. Il tema: “Impotenza e illusioni del parlamentarismo”. I militanti col pugno chiuso non sopportano il Pd («è per il mantenimento dello status quo, del capitalismo, noi siamo per il superamento») mentre nutrono qualche simpatia per i grillini «anche se i Cinquestelle si illudono di cambiare il sistema dall’interno, mentre per noi va aggirato». Quel che colpisce, però, è il linguaggio risuonato nel teatro genovese. Come per magia sono tornate parole che erano quasi scomparse dal vocabolario politico: la lotta di classe, l’internazionalismo, le cellule giovanili, l’imperialismo e l’opposizione proletaria. Di diverso, rispetto al passato, c’è solo il look: persino i giovani del servizio d’ordine erano in giacca e cravatta. Una rivoluzione o una strizzata d’occhio all’odiata borghesia? Qualcuno, deluso, ha ripensato alle parole di una celebre canzone di Antonello Venditti: Compagno di scuola / compagno per niente / ti sei salvato o sei entrato in banca pure tu?